Martedì sulle borse USA è proseguito l’andamento positivo visto in Asia ed Europa. I principali indici USA sono saliti fino a toccare i massimi da marzo. L’S&P500 (+1,23%) ha scambiato sopra la soglia dei 3000 punti, chiudendo appena sotto questo livello. Analogamente, il Dow ha superato i 25.170 punti, per poi archiviare la seduta leggermente sotto i 25 mila punti sulla scia di qualche presa di profitto sul finire di seduta. Il Nasdaq ha testato quota 9500.
La speranza di un vaccino contro il coronavirus ha rappresentato un forte catalizzatore del recente rally sulle borse mondiali. Anche la fine delle misure di contenimento ha contribuito al momentum positivo, per quanto non si sembri dare la giusta importanza al rischio di assistere al fallimento di un altro vaccino e a una potenziale seconda ondata di contagi. Prevediamo dunque un aumento del rischio di correzione al ribasso nei prossimi giorni.
Mercoledì l’azionario asiatico ha avuto un andamento contrastato. Il Nikkei (+0,89%) e l’ASX (+0,65%) sono saliti marginalmente, ma il momentum positivo è più debole rispetto all’inizio della settimana, invece le borse in Cina (-0,29%) e a Hong Kong (-0,39%) sono scese, con l’attenzione degli investitori che si sposta sulle tensioni fra USA e Cina dopo l’avvertimento della Casa Bianca, secondo cui la nuova legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong potrebbe compromettere lo status speciale della città come centro finanziario globale.
Dalla Cina continentale sono però arrivate buone notizie: ad aprile i ricavi dell’industria sono balzati del 33,7% su base mensile, i settori a valle del processo produttivo hanno sovraperformato, facendo sperare che il processo di ripresa riguardi ormai tutta la filiera.
La richiesta di beni rifugio rimane limitata; il dollaro USA si è indebolito in modo generalizzato, il rendimento dei decennali USA è salito allo 0,70%, mentre l’oro è sceso a $1705 all’oncia, dando ai trader l’opportunità di acquistare sui minimi per proteggersi dall’ansia crescente sugli asset rischiosi. L’aumento dei volumi di acquisto di dollari in Asia suggerisce che da oggi i venti potrebbero cambiare.
L’attività sui futures del FTSE (+0,52%) e del DAX (+0,55%) segnala un avvio positivo per mercoledì, ma i rialzi sono fragili perché su questi livelli gli investitori sono più orientati a incassare i profitti e svignarsela.
Sul fronte dei dati, oggi sarà una giornata con pochi spunti.
I trader dell’euro seguiranno con attenzione il discorso della presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Christine Lagarde sulla reazione della banca alla crisi del Covid-19. Tuttavia, la recente inchiesta della corte tedesca sulla proporzionalità dei cospicui acquisti di bond della BCE dovrebbe intaccare l’influenza della banca sui mercati, con il rischio incombente che la BCE ridimensioni, suo malgrado, gli interventi per sostenere l’economia dell’Eurozona. Con ricadute negative per il potenziale rialzista dell’euro.
L’EUR/USD ha testato, di nuovo senza successo, le solide offerte a 1,10, con l’USD che intanto si è stabilizzato sull’affievolirsi della propensione al rischio globale. La brusca inversione della direzione giornaliera potrebbe incoraggiare una flessione verso l’area 1,09/1,0880. La moneta unica dovrebbe però trovare un po’ di supporto vicino alla media mobile a 50 giorni (1,0880). Non escludiamo inoltre la possibilità di un nuovo rimbalzo dell’euro verso quota 1,10, se Lagarde convincesse i mercati che la BCE ha le giuste argomentazioni per portare avanti la sua politica monetaria senza interruzioni.
Negli USA, l’indice manifatturiero di Richmond dovrebbe confermare un altro mese catastrofico. Se, tuttavia, i dati fossero migliori delle previsioni, pari a -40 punti (a fronte dei -53 del mese precedente), l’impatto marginale sul mercato dovrebbe essere circoscritto.
Come previsto, i rialzi del cable sono stati frenati dalla media mobile a 50 giorni (1,2350). Un rapido movimento verso il bene rifugio USD farà scendere sicuramente la sterlina sotto il livello a 1,23. Il primo obiettivo naturale per gli orsi della sterlina sarà il supporto a 1,2160 che, se infranto, dovrebbe spianare la strada verso 1,2080, il minimo di maggio.
Il greggio WTI si consolida appena sotto i $35 al barile, ma si assiste a un rallentamento dei nuovi lunghi con l’intensificarsi delle tensioni sino-americane, per cui una correzione potrebbe essere dietro l’angolo. Come abbiamo detto nei nostri report precedenti, il miglioramento della domanda di base di energia è cruciale per la ripresa dei prezzi del petrolio, ed è quello che sta succedendo con la ripartenza delle economie a livello globale. Un potenziale calo dei prezzi del petrolio, innescato dalle crescenti tensioni fra USA e Cina, dovrebbe quindi trovare un supporto vicino all’area dei $32/30.