Market Brief
I dati pubblicati venerdì dipingono un quadro cupo per l’economia USA e hanno guastato l’umore, dopo una settimana dominata dai timori di una recessione. Le vendite al dettaglio, al netto delle automobili, a dicembre sono calate del -0,1% m/m rispetto al +0,2% previsto, e il rialzo del mese scorso è stato rivisto al ribasso, allo 0,3% dallo 0,4%. Il settore manifatturiero continua ad arrancare a causa del dollaro forte e del cedimento della domanda globale. A gennaio l’indice sul manifatturiero Empire è scivolato ai minimi da sette anni, scendendo a -19,37 rispetto al dato rivisto al ribasso pari a -6,21. A dicembre la produzione industriale si è contratta di un altro -0,4% m/m, più del -0,2% previsto dal mercato, facendo tuttavia meglio del -0,9% della contrazione rivista riferita al mese precedente. Infine, l’indice sul sentiment del Michigan è salito da 92,6 a 93,3 punti, superando i 92,9 punti della previsione. Dopo aver aperto in calo di più del 2%, venerdì i titoli azionari USA sono rimasti relativamente stabili, nonostante le cattive notizie. Oggi i mercati azionari e dei bond USA rimarranno chiusi per la festività del Martin Luther King Day, per i mercati dei cambi si prevedono volumi scarsi a New York. La moneta unica ha pagato il peggioramento della propensione al rischio, cedendo terreno contro l’USD nelle contrattazioni notturne. Stamattina a Tokyo l’EUR/USD ha perso fino all’1% rispetto al massimo segnato venerdì pari a 1,0875. Il supporto più vicino giace a 1,0711 (minimo 5 gennaio), si osserva una resistenza a 1,1060 (massimo 15 dicembre). In Asia, oggi i rendimenti azionari sono contrastati, ma le pressioni a vendere continuano a essere forti. Nella Cina continentale, tutti gli indici azionari sono rimasti positivi; gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato rispettivamente lo 0,44% e l’1,90%. In Giappone, il Nikkei ha ceduto l’1,12%, mentre il più ampio indice Topix è scivolato dell’1,04%. Durante una riunione con i direttori delle filiali, il governatore della Banca del Giappone (BoJ) Kuroda ha affermato che la banca centrale continuerà ad allentare la politica finché non verrà raggiunto l’obiettivo d’inflazione al 2%. Sul fronte dei dati, la cifra definitiva riferita alla produzione industriale ha superato le attese, attestandosi al -0,9% m/m dal -1,0% della stima preliminare. La reazione dell’USD/JPY è stata tiepida, la coppia si è mossa lateralmente fra 117,00 e 117,36. Nel breve termine, lo yen giapponese probabilmente continuerà a trarre vantaggio dall’avversione al rischio globale. La coppia USD/JPY ha già infranto il supporto a 118 e ora si dirige verso la prossima area chiave, ubicata intorno a 116,18-115,57 (minimi 24 agosto e dicembre 2014). In Europa, i future sui listini azionari puntano a un’apertura in rialzo, con il Footsie a +0,44%, il DAX a +0,58%, l’SMI a +0,66% e il CAC 40 a +0,18%. Dopo aver ceduto il 3,5% dall’inizio dell’anno, la coppia GBP/USD non è riuscita a confermare la violazione del forte supporto a 1,43 e ora si muove nelle vicinanze di questo livello. Crediamo che la sterlina britannica sia stata venduta eccessivamente, quindi un’inversione si fa sempre più probabile. Il cable si avvicina ora al supporto chiave a 1,4231 (minimo 21 maggio 2010); sarà necessaria una forte spinta per violare al ribasso questo livello. Oggi non ci sono tanti appuntamenti economici in calendario; segnaliamo la bilancia commerciale in Italia; il rapporto settimanale sull’inflazione e la bilancia commerciale in Brasile; la bilancia delle partite correnti in Russia. |