- Il mercato azionario è in ascesa, alimentato da una forte stagionalità e dal calo dell’inflazione.
- Ma un trend da record sta sollevando preoccupazioni su una potenziale recessione futura.
- Nonostante le preoccupazioni, gli investitori rimangono ottimisti e alcuni fondi a piccola capitalizzazione stanno sfidando le previsioni.
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Il mercato azionario sta attualmente vivendo una confluenza di tendenze interessanti, con un modello potente che sta giocando particolarmente bene.
Quest’anno l’indice S&P 500 ha registrato un forte rally, con le 50 maggiori società che hanno guadagnato in media il 13%. Ciò segue un indicatore stagionale chiave: a novembre e dicembre dello scorso anno, l’S&P 500 è salito di oltre il 10%.
Storicamente, quando ciò accade, l’anno successivo l’indice registra guadagni medi a due cifre e il 2024 non fa eccezione. Questo schema si è verificato l’85% delle volte dal 1950.
Le small cap possono recuperare?
Mentre le azioni a grande capitalizzazione mostrano forza, quelle a piccola capitalizzazione sono in ritardo. Non si tratta di una tendenza nuova: infatti, le large cap hanno superato le small cap in 7 degli ultimi 8 anni. L’andamento dell’indice Russell 2000, un benchmark per le azioni a piccola capitalizzazione, è significativamente inferiore a quello dell’indice S&P 500 nel 2024.
Tuttavia, ci sono sempre delle eccezioni. Diversi fondi comuni di investimento a piccola capitalizzazione stanno sfidando la tendenza e superando i rendimenti dell’S&P 500 quest’anno. Hennessy Cornerstone Growth Fund Investor Class (+26% YTD) e Hood River Small-cap Growth Fund Class Institutional (+22,2% YTD) sono buoni esempi di tali fondi.
L’inversione della curva dei rendimenti più lunga di sempre rimane un problema
Sotto la superficie del mercato si nasconde una potenziale preoccupazione: l’inversione senza precedenti della curva dei rendimenti dei Treasury statunitensi. Questa inversione, che dura ormai da oltre 500 giorni consecutivi, rappresenta un’anomalia storica. Normalmente, le obbligazioni a lungo termine offrono rendimenti più elevati rispetto a quelle a breve termine. Una curva invertita suggerisce una perdita di fiducia nel futuro economico, segnalando potenzialmente una recessione all’orizzonte.
Tuttavia, la storia offre un po’ di conforto. Nei casi passati di curva dei rendimenti appiattita, l’S&P 500 ha continuato a salire, ad eccezione del 1973. In media, l’S&P 500 ha persino registrato rendimenti positivi negli anni successivi all’inversione della curva dei rendimenti, con guadagni del 13,5%, 15% e 16,4% rispettivamente uno, due e tre anni dopo.
Il sentimento degli investitori rimane rialzista
Nonostante l’inversione della curva dei rendimenti, il sentiment degli investitori rimane ottimista. L’American Association of Individual Investors (AAII) ha registrato un sentiment rialzista del 49,2%, superando la media storica del 37,5%.
Il sentimento ribassista, invece, si attesta al 21,7%, al di sotto della media storica del 31%.
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Disclaimer: Questo articolo è scritto solo a scopo informativo; non costituisce una sollecitazione, un’offerta, un consiglio, una consulenza o una raccomandazione a investire e non è quindi inteso a incentivare in alcun modo l’acquisto di asset. Vorrei ricordarvi che qualsiasi tipo di asset viene valutato da più punti di vista ed è altamente rischioso; pertanto, qualsiasi decisione di investimento e il rischio associato restano a carico dell’investitore.