Market Brief
In scia alla svalutazione dello yuan operata dalla PBoC, i mercati valutari e azionari asiatici accusano il colpo perché gli investitori tentano di scontare le implicazioni di un indebolimento della valuta cinese. I mercati azionari asiatici sono crollati, gran parte degli indici accusa un calo superiore all’1%. Il Nikkei giapponese ha ceduto l’1,58%, il più ampio indice Topix è arretrato dell’1,29%. A Hong Kong, l’Hang Seng è sceso del 2,25%, anche le azioni della Cina continentale sono in calo, con il Composite di Shanghai a -0,84% e il Composite di Shenzhen a -1,27%. Sul mercato dei cambi, il renminbi è in calo dell’1,8%, a quota 6,4425 contro il dollaro. La coppia USD/INR cede lo 0,95%, l’USD/KRW lo 0,97%, il TWD l’1,35% e l’IDR l’1,50%. Il calo del potere d’acquisto degli importatori cinesi ha un effetto negativo anche sui prezzi delle materie prime: nella notte il greggio WTI ha perso fino all’1,50%, scendendo a 43,05 USD; anche i contratti future su rame e alluminio sono stati venduti in modo massiccio. L’effetto si è fatto sentire anche sui mercati obbligazionari, i rendimenti dei titoli del Tesoro USA hanno ceduto terreno. Il titolo decennale ha ceduto 7 punti base e quello a scadenza quinquennale 6. Il calo dei prezzi delle materie prime e la prospettiva di un dollaro più forte pesano sui rendimenti dei titoli sovrani USA, mentre gli investitori riconsiderano la probabilità di un rialzo del tasso a settembre. In Australia, l’indice Westpac sulla fiducia dei consumatori (dato destagionalizzato) riferito ad agosto è rimbalzato del 7,8% m/m rispetto al -3,2% del mese precedente. Nel frattempo, l’indice sulle retribuzioni riferito al secondo trimestre è rimasto stabile al 2,3% a/a, in linea con le previsioni. Altrove, l’IPP giapponese di luglio ha deluso le previsioni medie, attestandosi al -3% a/a a fronte del -2,9% previsto. Il dato definitivo sulla produzione industriale di luglio ha superato le attese, facendo registrare un solido 2,3% a/a rispetto al 2%. La coppia USD/JPY è in calo dello 0,49%, a quota 124,65, rispetto al massimo segnato stamattina pari a 125,27. Ieri, in Europa, la Grecia e i suoi creditori hanno raggiunto un accordo per sbloccare gli 86 miliardi di euro del fondo di salvataggio prima della scadenza del 20 agosto, quando la Grecia dovrà rimborsare alla BCE 3,2 miliardi di euro. L’accordo dovrà però essere ratificato dai membri dell’Eurozona. Di conseguenza, da ieri i rendimenti del decennale tedesco sono scesi di 3 punti base e di 16 punti base rispetto al picco del 5 agosto. Ciò nonostante, la svalutazione dello yuan da parte della PBoC pesa fortemente sui mercati azionari europei, con il DAX tedesco a -1,09%, il CAC francese a -0,90%, l’Euro Stoxx 50 a -1,05%, il Footsie a -0,76% e l’SMI a -0,62%. L’EUR/USD ha finalmente violato al rialzo la forte resistenza a 1,1049 (38,2% di Fibonacci sulla svalutazione di giugno-luglio) e si sta dirigendo verso la prossima, che giace a 1,1123 (50% di Fibonacci e massimi precedenti). Tuttavia, l’euro dovrà infrangere il livello a 1,12 (61,8% di Fibonacci e massimi precedenti) per confermare e uscire dalla fascia in atto da un mese e mezzo. Oggi gli operatori monitoreranno la bilancia commerciale in Italia; le richieste di disoccupazione e il tasso di disoccupazione ILO nel Regno Unito; il sondaggio ZEW in Svizzera; la produzione industriale nell’Eurozona e in India; le vendite al dettaglio in Brasile; la dichiarazione mensile sul budget negli USA.
Arnaud Masset, Market Strategist,
Swissquote Europe Ltd