Tanto tuonò che...non piovve. Così si potrebbe riassumere l'andamento della giornata del 30 settembre a Piazza Affari.
I timori prima dell'apertura di lunedì di assistere ad un rovinoso crollo dei listini azionari italiani a seguito della crisi del governo Letta erano molto diffusi, invece il Ftse Mib se la e' cavata con un -1,2%, analogo risultato rispetto al Cac40 francese anche se peggiore del Dax, in calo dello 0,77%, ma in ogni caso nulla di preoccupante se si tiene conto anche della brutta performance di Wall Street, con il Dow Jones che termina a -0,84%.
La borsa Usa e' appesantita non poco dalla lotta serrata al Congresso per l'approvazione del budget federale, una lotta che rischia di lasciare sul campo morti e feriti e soprattutto un Pil Usa in contrazione dell'1,4% nell'ultimo trimestre dell'anno se non verrà trovata una soluzione che impedisca lo "shutdown".
Il fatto che la crisi europea e quella statunitense si equivalgano agli occhi dei mercati lo dimostra l'andamento del cambio euro dollaro, stabile intorno a 1,353. Lo studio del grafico del Ftse Mib sembra confermare l'impressione che il ribasso per il momento non sia stato poi così irresistibile.
I minimi di giornata, a 17199 punti, si collocano a ridosso della base del canale rialzista disegnato dai minimi di giugno e della media mobile a 40 giorni, che ha sostenuto tutta l'ascesa nei mesi estivi.
E come se non bastasse i prezzi hanno testato anche, rimbalzando con forza, il lato alto del canale ribassista disegnato dal top di gennaio, superato al rialzo il 10 settembre ed ora supporto a 17200 punti circa.
Questo comportamento, di tornare a testare un livello tecnicamente rilevante con funzione opposta a quella che aveva in origine (da resistenza a supporto in questo caso) viene catalogato con il nome di "return move" e spesso lascia spazio a movimenti ampi in direzione della rottura originaria (in questo caso rialzista).
Certo, per riguadagnarsi il favore del mercato l'indice dovrà prima ricoprire il gap ribassista di lunedì, a 17641, poi superare quota 17900 ed infine i massimi del 25 settembre a 18142 punti. Un'impresa non facile ma nemmeno impossibile nel breve termine, come sarebbe invece stata in caso di una decisa violazione di area 17200.
E' quindi evidente che sotto i 17200 punti e con conferme alla violazione di 16900 il destino dell'indice non sarebbe più possibilista in direzione di un rialzo ma diverrebbe invece decisamente pesante, orientato verso il test di 16500 e 16150, rispettivamente 50% e 61,8% di ritracciamento del rialzo dai minimi di giugno.