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Tilray: i profitti a sorpresa attirano l’interesse degli investitori

Pubblicato 11.01.2022, 16:26
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Il titolo Tilray (NASDAQ:TLRY) (TSX:TLRY) è rimbalzato del 13,5% ieri sulla notizia che il coltivatore di cannabis ha registrato un profitto a sorpresa nel secondo trimestre, una grande notizia per il nuovo maggiore produttore di cannabis al mondo, in termini di vendite.


Tilray Daily

La società ha riportato entrate nette di 6 milioni di dollari USA, in netto miglioramento rispetto alla perdita di 89 milioni di dollari dello stesso periodo dell’anno prima. Sebbene i ricavi siano schizzati del 20% a 155 milioni di dollari, hanno deluso le stime medie di un dato pari a 170 milioni.

I profitti registrati nel trimestre terminato il 30 novembre sono il risultato, in parte, dei risparmi ottenuti dalla fusione di Tilray con Aphria. In effetti, i risparmi ammontano a circa 20 milioni di dollari in più rispetto agli 80 milioni comunicati prima del report sugli utili.

Le vendite di cannabis a scopo ricreativo sono crollate di circa il 15% a 49,5 milioni di dollari per il trimestre, sebbene si sia registrato un lieve rialzo delle vendite di cannabis a scopo terapeutico e di quelle internazionali.

Spiega l’amministratore delegato Irwin Simon:

“La totalità della nostra performance, delle nostre prospettive e della nostra piattaforma globale è ciò che rende l’opportunità di Tilray Brands più interessante che mai, grazie al nostro successo come potenza nella cannabis e nei prodotti di consumo confezionati ed al nostro costante impegno nel consegnare valore agli azionisti”.

Tilray ed Aphria si sono fuse ufficialmente nel maggio 2021.

Il titolo Tilray ha perso circa il 43% nell’ultimo anno.

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La saga di CannTrust Saga si avvia ad una possibile fase di “liquidazione”

La prima pagina di quello che potrebbe essere l’ultimo capitolo della storia che racconta la spirale discendente del produttore di cannabis canadese CannTrust Holdings (OTC:CNTTQ) (TSX:TRST) è stata scritta la scorsa settimana, quando la società piagata dagli scandali ha reso una dichiarazione contenente un emendamento al suo piano di Compromesso, Accordo e Riorganizzazione.

L’aggiornamento più significativo contenuto nella dichiarazione, in cui vengono date informazioni relative alla risoluzione di una class-action ed ai cambiamenti all’interno del suo direttivo, è stata l’ammissione che la società è a corto di liquidità, di parecchio.

Nella dichiarazione si legge:

“Nonostante i significativi progressi compiuti da CannTrust Group in questa situazione, come l’aver ottenuto di nuovo le licenze da Health Canada, la ristrutturazione delle operazioni, la ripresa delle operazioni di produzione e lavorazione, il raggiungimento di accordi chiave e lo sviluppo, approvazione e ratificazione del piano CCAA, l’industria canadese della cannabis in generale, ed il CannTrust Group in particolare, sta affrontando delle sfide. Di conseguenza, il CannTrust Group non ha la liquidità sufficiente per operare oltre il breve termine”.

L’ammissione di una carenza di liquidità ha spinto la società a “sviluppare un piano di liquidazione ordinato per massimizzare il valore dei suoi asset”.

La colossale colata a picco del coltivatore di marijuana va avanti ormai da anni. Nell’aprile 2020 ha subìto il delisting dalla borsa di New York, seguito da quello dalla borsa di Toronto nel maggio 2020, sulla scia della sospensione delle licenze di coltivazione dopo che era stato scoperto che la società coltivava marijuana in strutture non autorizzate in Ontario.

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Sebbene le licenze siano state reintegrate, la situazione ha innescato dei problemi legali con gli investitori. E, in base alla dichiarazione resa la settimana scorsa dalla società, le class-action degli investitori hanno costretto CannTrust a mettere da parte 50 milioni di dollari in un fondo per la loro risoluzione ed altri 2,7 milioni in un altro fondo legato a misure di tutela dei creditori.

Gli ex membri del consiglio direttivo della società, inoltre, devono far fronte ad accuse derivanti dalle indagini sulla coltivazione in strutture non autorizzate.

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È giù un pò di più del 43%
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