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Torna l'appetito al rischio, guidato dall'ottimismo sulla riforma fiscale USA

Pubblicato 30.11.2017, 10:19
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Buongiorno ai Lettori di Investing.com.

Il “sentiment” del mercato, negli ultimi giorni, sembra aver cambiato direzione.

Si scorgono cenni di positività, legati principalmente all’ottimismo circa l’approvazione della riforma fiscale USA.

La macchina americana viaggia a pieno regime, lo certificano dati macro economici che continuano a confermare una forma smagliante.

L’aspetto più rilevante, viste le difficoltà evidenziate nelle ultime settimane, è una risalita dei rendimenti obbligazionari e ciò ovviamente va incidere sull’allargamento di quello spread tra titoli con scadenza a 2 e 10 anni che per troppo tempo stazionava sui minimi da 10 anni.

Quindi, giocoforza, se gli investitori abbandonano i Titoli di Stato e i beni rifugio è lecito attendersi un ritorno dell’appetito al rischio.

Lo snodo cruciale, sotto questo aspetto, sarà stasera perché potremmo assistere al primo tentativo di approvazione al Senato della riforma fiscale.

L’immediata approvazione andrebbe a far impennare ulteriormente i rendimenti, il dollaro si rafforzerebbe e i mercati azionari statunitensi avrebbero un’altra opportunità di ritoccare i massimi storici.

Attenzione però, perché qualsiasi ritardo potrebbe produrre il risultato contrario, ovvero far scendere i rendimenti, indebolire il dollaro, apprezzare i beni rifugio e rifiutare l’equity.

Se ciò non bastasse oggi è anche il giorno dell’OPEC .

I prezzi del petrolio sono aumentati fortemente negli ultimi mesi, cavalcando l’aspettativa di un prolungamento dei tagli di produzione sino alla fine di marzo del 2018.

C’è chi pensa che, come già accaduto in passato e come avviene sovente sui mercati finanziari, si possa assistere al classico movimento “buy on rumors sell on news”.

Insomma, attenzione se si opera sul petrolio e sugli strumenti ad esso connessi (vedi, ad esempio, valute quali il CAD, NZD e AUD).

L’appetito al rischio è stato anche aiutato dai dati PMI cinesi della notte, dati che hanno mostrato un miglioramento a 51,8, superando il consensus di 51,5 (51,6 il mese scorso), mentre il PMI non manifatturiero è salito a 54,8 (rispetto ai 54,3 punti del mese scorso).

Wall Street chiudeva la sessione di ieri con il Dow che guadagnava oltre 100 punti, mentre l’SP 500 perdeva 1 punto percentuale chiudendo a 2626 punti. Diciamo che il settore tecnologico è stato letteralmente scaricato, mentre banche e società finanziarie in genere volavano.

I mercati asiatici seguivano la scia americana, come spesso accade, chiudendo misti (il Nikkei + 0,5%), gli europei sembrano voler spingere al rialzo e in particolare il DAX, che nell’ultima ora è schizzato letteralmente verso l’alto.

Lo stesso non si può dire del FTSE 100, che continua a patire la forza del Pound.

Sul fronte macro economico è una giornata importantissima, essendo l’ultima del mese l’attenzione sarà tutta focalizzata sull’inflazione dell'Eurozona e degli USA.

Il dato europeo è atteso alle ore 11, il consensus dice + 1,6% (in aumento rispetto all'1,4% del mese scorso), mentre il core dovrebbe calare all’1,0% dal +1,1% dello scorso mese. Attenzione anche al tasso di disoccupazione europeo, sempre alle ore 11, che dovrebbe attestarsi all'8,9%. Alle 14:30 verrà rilasciato il dato americano, inerente l’inflazione appunto, più considerato dalla FED: il PCE core, che dovrebbe crescere dello 0,2% su base mensile, il che potrebbe significare che potrebbe esserci un aumento sull’annuale al + 1,3%. Va detto che ieri non vi è stato alcun segno di pressioni inflattive nei dati del PIL, quindi non è da escludere una lettura sotto le aspettative. Sempre alle 14:30 leggeremo il dato sulle richieste di disoccupazione che non dovrebbero discostarsi dalla scorsa settimana: 241.000 previsti (239.000 7 giorni fa). Infine parleranno i membri del FOMC Randal Quarles e Robert Kaplan rispettivamente alle 18:30 e alle 19:00.

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