In una settimana di estrema incertezza, i mercati hanno evidenziato sbalzi d’umore – non è una novità – non di poco conto. Tuttavia in vista del weekend ancora una volta sembra prevalere l’avversione al rischio. Una mano in tal senso, fondamentale, è arrivata ieri sull’indiscrezione che gli USA starebbero prendendo in seria considerazione la possibilità di ridurre alcune tariffe verso i prodotti provenienti dalla Cina. Sebbene non ci sia ancora nulla di ufficiale, all’interno della Cassa Bianca sembra si stia discutendo animatamente della questione con il Segretario del Tesoro Mnuchin estremamente deciso in questa direzione. Chiaro, quindi, che i mercati stiano iniziando a prezzare il possibile accordo con l’azionario di Wall Street che continua a spingere al rialzo trasciandosi dietro Asia e Europa. Lo yen ovviamente si sta indebolendo e i rendimenti obbligazionari sono cresciuti alti, quale conseguenza del miglioramento della propensione al rischio. Ma come sempre i dati ci riportano coi piedi per terra, difatti l'inflazione giapponese al ribasso riflette le ulteriori preoccupazioni di una recessione ciclica globale. Il dato ha confermato una discesa al +0,7% (+0,8% la previsione, +0,9% a novembre).
Wall Street ha comunque guadagnato solidamente coi futures che hanno rimpinguato di circa lo 0,2% il gain di ieri. In Asia il Nikkei +1,3% e lo Shanghai Composite +1,5% mentre i futures europei a +0,5% suggerivano un gap up – che poi ovviamente c’è stato – e la voglia di provare a rompere resistenze important (il DAX area 11000 punti). Le major sembrano rispecchiare la propensione al rischio, con lo yen il principale perdente ma con un dollaro ampiamente neutrale. Sul fronte materie prime oro e argento continuano la fase di consolidamento mentre il prezzo del petrolio greggio è di nuovo al rialzo grazie soprattutto al possibile accordo Cina/USA.
Sul fronte macro economico c’è da dire che è difficile fare affidamento ai dati USA in uscita. Fin tanto che lo shutdown da record non terminerà sarà difficile attribuire il giusto peso. Attenzione però alla produzione industriale e al Sentiment del Michigan ma prima abbiamo avuto la conferma di pessime vendite al dettaglio. L'inflazione canadese delle 14:30 dovrebbe attestarsi al +1,7% (+1,7% a novembre), per quanto riguarda la produzione industriale statunitense dovrebbe mostrare una crescita mensile di +0,2% a dicembre (+0,6% a novembre) mentre la Capacità di Utilizzo dovrebbe rimanere stabile a 78,5 (78,5 a novembre). Il sentimento dell'Università del Michigan (lettura preliminare) delle ore 16 dovrebbe scendere a 97,0 per dicembre (da una lettura finale di 98,3 a novembre).