I tori del petrolio potrebbero ancora stare facendo smorfie mentre gli orsi gioiscono per lo straordinario tonfo di giugno che ha portato al primo calo mensile del greggio da novembre.
Ma ecco cosa potrebbe verificarsi nei prossimi 30-60 giorni: una possente stagione degli uragani atlantici che potrebbe essere devastante per l’infrastruttura e le scorte energetiche nella Costa del Golfo in Messico, e l’inizio di una recessione che potrebbe finire per ridurre la domanda di qualunque cosa, petrolio compreso.
Per gli investitori nell’energia, non si tratta in realtà di scegliere l’una o l’altra, ma di dover convivere con entrambe, e di capire quale dei due fattori possa avere un maggiore impatto duraturo sui prezzi.
La stagione degli uragani è iniziata ufficialmente il 1° giugno e le previsioni dei meteorologi sono di un anno “sopra la media”. Ieri, un “potenziale ciclone tropicale di livello 2” si è fatto strada nel mar dei Caraibi e dovrebbe rafforzarsi man mano che si avvicinerà all’America Centrale.
“I cicloni tropicali possono durare una settimana o più; quindi, potrebbe esserci più di un ciclone alla volta”, spiga l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, con sede a Ginevra.
Gli uragani vanno e vengono ogni anno, ma qualunque tempesta nel 2022 potrebbe avere un impatto devastante su infrastrutture energetiche, scorte e prezzi, a causa della stretta già in atto sui barili per le sanzioni comminate alla Russia, per l’apparente incapacità dell’OPEC+ di produrre quanto vorrebbero i paesi consumatori, e per lo scisto USA più lento che mai a tornare ai livelli di trivellazione pre-pandemici.
“Non ci si può permettere di perdere un solo barile quest’estate. È questa la realtà”, afferma John Kilduff, fondatore dell’hedge fund di energetici Again Capital a New York.
Julian Lee di Bloomberg fa notare che i volumi record di petrolio e gas vengono spediti da terminal nella cosa del Golfo USA a compratori in Europa ed Asia. Una grossa tempesta, o una serie di tempeste come nel 2005 o nel 2008, metterebbe a rischio questi flussi, forse per parecchie settimane.
Kilduff aggiunge che l’infrastruttura energetica statunitense è “più vulnerabile che mai alle tempeste”.
Sul petrolio peserebbe allo stesso modo una recessione negli Stati Uniti.
Il prodotto interno lordo USA probabilmente si è contratto dell’1% nel secondo trimestre del 2022, ha spiegato ieri la Federal Reserve di Atlanta. Si tratta della prima previsione ufficiale di recessione da parte di una divisione della banca centrale, dopo il calo dell’1,6% nel primo trimestre.
Gli economisti dicono che le voci di una recessione potrebbero peggiorare nei prossimi 30-60 giorni, con la Federal Reserve che continuerà ad inasprire i tassi di interesse.
Sebbene i funzionari della banca centrale si stiano affrettando ad eliminare la liquidità il più rapidamente possibile dal sistema finanziario, perché gli aumenti dei tassi possano avere un impatto neutralizzante massimo sull’inflazione, (e intanto il governo Biden gongola per aver ridotto il deficit del bilancio USA di oltre mille miliardi di dollari nel suo mandato), c’è sempre il pericolo di lasciare i mercati illiquidi nel caso di un peggioramento repentino.
Gli economisti dicono che gli Stati Uniti potrebbero stare assistendo all’inizio di un vero sconvolgimento economico, solo troppo debole da notare per via della miracolosa resilienza dei consumatori, protetti da due anni di aiuti economici per la pandemia, per un mercato immobiliare ancora spinto da quegli stimoli e per un mercato azionario che tende a riprendersi dopo qualche giorno di sell-off.
Ma i consumatori statunitensi non saranno supereroi per sempre e la caduta nell’abisso economico potrebbe arrivare più rapidamente del previsto, avvertono gli analisti.
Dall’inizio dell’anno, i prezzi dell’azionario sono crollati di circa il 25%, i prezzi dei bond di oltre il 20% e il mercato delle criptovalute ha perso oltre metà del suo valore.
E questo ha comportato l’evaporazione di circa 15 mila miliardi di dollari, che potrebbe spingere i consumatori a tagliare nettamente le spese, spiega Desmond Lachman dell’American Enterprise Institute, ex funzionario del Fondo Monetario Internazionale.
Sui mercati petroliferi, in particolare, “la prospettiva di una recessione ha creato un’azione di prezzo bidirezionale nelle ultime settimane, impedendo impennate sostenibili del prezzo [nonostante] la Cina abbia riaperto” dopo le chiusure per il COVID, dice Craig Erlam, analista della piattaforma di trading online OANDA.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.