A Sydney il dollaro australiano ha compiuto un forte balzo, spinto dal PIL del quarto trimestre superiore alle attese.
Nel quarto trimestre del 2015, l’economia australiana è cresciuta del 3,0% a/a, superando il 2,5% previsto dal mercato e la cifra, rivista al rialzo e pari al 2,7%, relativa al trimestre precedente.
Ciò ha permesso alla coppia AUD/USD di testare la resistenza a 0,7250 per la terza volta nell’ultima settimana e mezza.
Ciò nonostante, continuiamo a credere che il rischio continui a essere inclinato al ribasso. Se guardiamo ai dati fondamentali, il PIL positivo non cambia il quadro generale: l’inflazione bassa e le prospettive di crescita debole continuano a fornire giustificazioni per un nuovo allentamento dalla banca centrale australiana (Reserve Bank of Australia, RBA).
Inoltre, il recente miglioramento della propensione al rischio, con il recupero delle materie prime e dell’azionario, e i dati migliori dagli USA (ieri l’ISM manifatturiero si è attestato a 49,5 punti a fronte dei 48,5 previsti e dei 48,2 di gennaio; l’indice sul manifatturiero di Markit è risultato pari a 51,3 punti, contro i 51,2 previsti e i 51 punti della stima preliminare) fanno sì che rientri in gioco la probabilità di un rialzo del tasso.
Sulla scia dei dati incoraggianti sul manifatturiero negli USA, ieri i tassi dei titoli USA a scadenza breve sono saliti considerevolmente, perché gli operatori iniziano a rivedere le loro previsioni su un rialzo dei tassi dalla Fed.
Per il momento il mercato non sconta un rialzo dei tassi nel 2016, ma le cose potrebbero cambiare rapidamente se nei prossimi mesi l’economia USA continuerà a inviare segnali positivi. Il tasso dei titoli del Tesoro a due anni, sensibile alla politica monetaria, è balzato di più di 7 punti base, attestandosi allo 0,8410%, il tasso del quinquennale è salito di 12 punti base, raggiungendo l’1,3275%. Nel complesso, l’USD ha continuato a guadagnare terreno contro quasi tutte le valute G10.
Dopo aver ceduto il 4,50% da metà febbraio, l’EUR/USD annaspa intorno a 1,0875. Secondo noi, la corsa rialzista del dollaro sta per concludersi, perché gli operatori stanno rivedendo le loro posizioni alla luce di un contesto più stabile. Al ribasso, il livello a 1,0711 fungerà da forte supporto, mentre al rialzo la resistenza più vicina si osserva a 1,0965 (massimi precedenti e 61,8% di Fibonacci sul rally di gennaio e febbraio).
In Asia, la coppia GBP/USD ha continuato a salire, perché è diminuito il clamore intorno alla Brexit. La coppia rimane all’interno del canale ascendente di breve termine e al momento testa il livello di resistenza a 1,40 USD. Crediamo che l’ondata di vendite sulla sterlina sia stata eccessiva e ci aspettiamo che la sterlina risalga sopra il livello a 1,41 contro l’USD. Tuttavia, in un’ottica di medio termine, la questione Brexit impedirà alla coppia di superare il livello 1,45-1,46.
Sul mercato azionario, la decisione di Moody’s di abbassare il giudizio sull’outlook del credito cinese da stabile a negativo non ha impedito agli investitori di comprare allegramente azioni in tutta l’Asia. L’indice composito di Shanghai ha guadagnato il 4,26%, quello di Shenzhen il 4,70%. L’Hang Seng di Hong Kong ha fatto registrare un rialzo del 3,06%. In Giappone, il Nikkei è lievitato del 4,11%. In Europa, i future puntano a un’apertura al rialzo, grazie al diffondersi dell’ottimismo. Dopo il brusco rally di martedì, i future sugli indici USA sono contrastati.
Oggi gli operatori monitoreranno il tasso di disoccupazione in Spagna; il PMI costruzioni di Markit/CIPS nel Regno Unito; le richieste di mutui MBA, la variazione nell’occupazione ADP negli USA; il rapporto sull’inflazione in Russia; la decisione sul tasso d’interesse e l’indice sui prezzi delle materie prime in Brasile.