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USD: l’impatto dell’aumento dei redimenti sulla testimonianza di Powell

Pubblicato 23.02.2021, 09:20
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Rassegna giornaliera sul mercato forex, 22 febbraio 2021

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

  • Il Presidente della Fed Powell rilascerà la testimonianza semi-annuale sull’economia questo martedì
  • EUR in salita dopo i dati più forti sulla fiducia delle imprese tedesche
  • GBP a nuovi massimi ma dati sul mercato del lavoro a rischio
  • NZD in salita dopo l’upgrade del credito da S&P
  • CAD al massimo di 3 anni

La testimonianza del Presidente della Federal Reserve Jerome Powell sull’economia e sulla politica monetaria è l’evento più importante della settimana. Il calo del dollaro USA è un segnale che indica che gli investitori si aspettano commenti cauti. Ogni giorno sono somministrate circa 1,7 milioni di dosi di vaccino, e con il 13% della popolazione che ha ricevuto la prima dose, gli USA vanno avanti con il programma vaccinale. Ci sono stati degli intoppi in alcuni stati, tra cui New York, dove le forniture sono state ostacolate dalle condizioni climatiche particolarmente avverse che hanno ritardato la consegna di 6 milioni di dosi la scorsa settimana. Le scorte dei vaccini nelle prossime settimane preoccuperanno di meno in quanto la produzione sta aumentando e la Food and Drug Administration sta approvando il vaccino di Johnson & Johnson’s (con una dose singola).

Tutto ciò è importante perché rafforza la possibilità di una forte ripresa economica. Tuttavia, anche se le previsioni sono incoraggianti, la banca centrale non ha molte ragioni per cambiare passo, soprattutto vista la recente impennata del rendimento dei Titoli del Tesoro. L’aumento dei tassi di interesse e l’innalzamento della curva dei rendimenti sono gli aspetti più importanti che emergono dall’inizio dell’anno. Dal 1° gennaio il rendimento dei decennali è salito dallo 0,91% all’1,39%. Questo aumento a doppia cifra è alimentato dalle aspettative di inflazione e dai timori sull’intervento della banca centrale.

Dunque la domanda ora è: che impatto avrà tutto questo sulla testimonianza di Powell?

Questo da al capo della banca centrale una maggiore flessibilità per tenere la politica monetaria accomodante in quanto l’aumento dei rendimenti del Tesoro stringe le condizioni finanziarie facendo aumentare i mutui e i tassi delle carte di credito. Due settimane fa, durante il suo intervento all’Economic Club of New York, Powell ha detto molto chiaramente che a suo avviso l’aumento dell’inflazione è temporaneo, e che “non conterà molto”, anche se i prezzi saliranno nei prossimi mesi. Inoltre, si è espresso a favore di tassi prossimi allo zero fino a quanto l’economia raggiungerà la piena occupazione e l’inflazione resterà stabile al 2%. Da allora, i dati sono stati misti: le vendite al dettaglio sono in ripresa ma la crescita occupazionale è al di sotto delle aspettative e le richieste di sussidio sono al massimo di un mese.

Detto ciò, ci aspettiamo che Powell minimizzi l’aumento dei prezzi e confermi che la politica monetaria accomodante è necessaria per il prossimo futuro. Parlare ora di riduzioni sarebbe prematuro. Le dichiarazioni caute come queste dovrebbero far proseguire il calo del dollaro, portando il cambio USD/JPY verso 104,50 e la coppia AUD/USD a 80 centesimi.

I dati sulla fiducia delle imprese tedesche migliori del previsto hanno fatto salire l’euro contro il dollaro USA per il terzo giorno consecutivo. Tuttavia, paragonato alle altre valute, i guadagni dell’euro sono stati più modesti in quanto gli investitori temono la sensibilità della banca centrale verso la moneta forte. La Banca Centrale Europea non ha fatto riferimenti al tasso di cambio oggi, ma ha affermato che il rialzo dei rendimenti è strettamente monitorato. La campagna vaccinale nella zona euro, se comparata a quella di USA e GB, sta andando decisamente molto lentamente. La Germania, la maggiore economia della zona euro, ha vaccinato solo il 4% della sua popolazione. Il tasso di vaccinazione in Francia, Spagna e Italia è leggermente inferiore. Avevamo già detto che questo ritardo avrebbe pesato sull’euro contro le altre principali valute, ed è quello che si è verificato oggi.

La sterlina è salita al massimo pluriennale contro il dollaro USA ed ha chiuso al massimo di un anno contro l’euro. Gli investitori hanno accolto il piano del Premier Boris Johnson di allentare le restrizioni in Inghilterra. Con oltre un quarto della popolazione che ha ricevuto almeno la prima dose, i casi nel Regno Unito sono scesi dal massimo di 68.000 di gennaio a 9.800 questa domenica. Le scuole riapriranno l’8 marzo e a partire dal 29 marzo sarà possibile riunirsi all’aperto. La riapertura avverrà a fasi e ristoranti, negozi e pub potrebbero riaprire in primavera. Per domani sono attesi i dati sul mercato del lavoro e se il numero delle richieste di sussidio dovesse salire, come suggeriscono i dati PMI, potremmo finalmente vedere un rimbalzo della sterlina.

Il dollaro australiano e quello neozelandese continuano ad essere le migliori valute. Standard & Poor's ha rivisto il rating del credito della Nuova Zelanda a AA+ da AA, facendo salire la valuta al massimo di 34 mesi contro il dollaro USA. S&P ha dichiarato:

“La Nuova Zelanda si sta riprendendo prima rispetto alle altre economie avanzate, in quanto il paese è riuscito a contenere la diffusione del COVID-19 meglio degli altri”.

Questa forza si estende anche al dollaro australiano,  in quanto il paese ha le stesse previsioni della Nuova Zelanda. La Reserve Bank of New Zealand si incotrerà questa settimana, e ci si aspetta una minore cautela dalla banca centrale. Il cambio USD/CAD è sceso al minimo di tre anni, ma su base percentuale, i guadagni sono stati modesti in quanto i dati deboli sono contrastati da prezzi del petrolio più elevati. Anche il Canada è in coda nella campagna vaccinale, solo il 3,8% ha ricevuto la prima dose. La forniture sono un grande problema in quanto il paese ha investito nelle produzioni europee per il timore di bandi all’esportazioni negli USA. La produzione europea fatica a soddisfare la domanda e di recente l’UE ha dichiarato che introdurrà dei controlli sulle esportazioni per il vaccini realizzati nel blocco, e questo potrebbe ritardare ulteriormente le consegne future.

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