Da ieri il comparto dei mercati emergenti è sotto un fuoco incrociato, dopo che Donald Trump ha affermato che il Canada e il Messico saranno esclusi dai dazi, a patto che i tre paesi riescano a raggiungere un nuovo accordo sul NAFTA, mentre gli altri paesi saranno soggetti alle tariffe.
Sui paesi esportatori di materie prime rimane pertanto la pressione, che getta un’ombra sulle loro prospettive di crescita.
In secondo luogo, il continuo aumento dei tassi dei titoli del Tesoro USA sta esercitando pressioni sulle valute ad alto rendimento, perché ciò riduce i ritorni sulle operazioni di carry-trade.
Per esempio, il differenziale sul tasso d’interesse per i titoli a due anni fra gli USA e il Brasile attualmente si aggira intorno al 6%, rispetto al 16% registrato nel settembre del 2015.
Il restringimento in corso negli USA non farà che ridurre l’attrattiva di quelle valute.
Ieri il real brasiliano ha ceduto l’1%, con l’USD/BRL in rialzo a 3,2433, il peso cileno è sceso dello 0,43%, e stamattina il cambio USD/CLP è salito a 602,69.
Stamattina il rand sudafricano ha perso lo 0,25% con la coppia USD/ZAR in rialzo a 11,8651.
Sullo sfondo delle crescenti incertezze derivanti dalla guerra commerciale di Trump, crediamo che gli investitori sceglieranno con attenzione i loro investimenti nei ME, restando fedeli a valute su cui i nuovi dazi USA incideranno poco, vale a dire le divise di paesi che intrattengono le relazioni commerciali più deboli con gli USA.
Che garanzie ci sono, infatti, che il presidente Trump non usi lo stesso espediente per puntare a singoli partner commerciali, con cui gli USA hanno un deficit commerciale?