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Ai trader del Forex interesseranno di più elezioni, stimolo o indici PMI?

Pubblicato 23.10.2020, 10:05

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 22 ottobre 2020  

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

In termini di dati economici, venerdì è la giornata più importante di questa settimana. Markit Economics pubblicherà i dati sugli indici PMI di Australia, zona euro, Regno Unito ed USA. Si tratta di report importanti perché misurano il ritmo della crescita nei settori dei servizi e manifatturieri ed offrono un’idea aggiornata di come stanno andando le economie. Da questi report, avremo modo di capire quanto l’aumento dei casi di virus e l’inasprimento delle restrizioni nella zona euro e nel Regno Unito abbiano ridimensionato l’attività nel mese di ottobre. E vedremo anche quanto l’allentamento delle restrizioni in Australia abbia supportato l’economia. 

Tuttavia, la vera domanda che dovrebbero porsi i trader del forex è se questi report economici abbiano importanza, perché l’azione di prezzo suggerisce che non è così. I casi di virus schizzano in Europa da settimane ormai, con Germania e Francia che hanno riportato massimi storici questo giovedì. Tuttavia, i trader di euro e sterlina sembrano essere rimasti indifferenti al fatto che entrambe le valute abbiano segnato massimi di un mese. In teoria, gli indici PMI sono abbastanza importanti da cambiare il trend delle valute e, con il vertice della Banca Centrale Europea in programma la prossima settimana, il report della zona euro di domani potrebbe essere difficile da ignorare per i trader del forex. Le elezioni USA sono importanti, insieme ai progressi sulle trattative su uno stimolo statunitense, ma mancano 12 giorni al grande evento e ci sono poche probabilità di una risoluzione chiara. Le elezioni saranno un’incognita fino all’ultimo momento e forse anche dopo, se i risultati dovessero essere contestati o se non saranno stati ricevuti abbastanza voti per corrispondenza negli stati chiave. Il vincitore potrebbe non essere annunciato fino al 14 dicembre, il giorno in cui si riuniranno gli elettori in tutti e 50 gli stati per votare il Presidente. I titoli azionari sono in salita perché la Presidente della Camera Pelosi ha dichiarato che l’accordo sullo stimolo è “vicino” ma, secondo alcune fonti, un accordo prima delle elezioni è altamente improbabile. 

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Sebbene sia vero che è solo questione di tempo prima che arrivino altri stimoli per gli americani, la prospettiva di una grande incertezza elettorale dovrebbe essere un motivo sufficiente per gli investitori per ridurre l’esposizione al mercato. Il punto di svolta potrebbe arrivare presto e, quando lo farà, le prese di profitto sui titoli azionari insieme a dei dati più deboli potrebbero innescare cali significativi delle valute. In altre parole, elezioni e stimolo sono importanti ma lo sono anche i dati, soprattutto per i paesi in cui un grande pacchetto di stimolo non è in programma. 

Da settimane ormai scriviamo di come il cambio EUR/USD dovrebbe essere scambiato più vicino a 1,16 che ad 1,19. Se i dati sull’indice PMI della zona euro di domani dovessero deludere, la coppia EUR/USD potrebbe dirigersi velocemente e drasticamente verso 1,17. La BCE non dovrebbe abbassare i tassi di interesse la prossima settimana, ma potrebbe segnalare l’intenzione di farlo. Il fatto che la BCE possa adottare misure aggressive nei prossimi due mesi, quando non si prevedono ulteriori interventi da parte della Fed, dovrebbe bastare come motivo per vendere l’euro. 

I negoziati sulla Brexit non stanno andando da nessuna parte, rendendo importanti anche gli indici PMI britannici. L’attività manifatturiera e dei servizi dovrebbe rallentare. Se i cali dovessero essere considerevoli, potremmo vedere il cambio GBP/USD scendere sotto 1,30. I report sugli indici PMI di Australia e USA tendono a muovere meno i mercati ma possono fornire interessanti indizi su come stanno andando queste economie. Lo stato di Victoria ha messo fine al lockdown di Melbourne durato quasi 2 mesi qualche settimana fa e continua ad allentare le restrizioni, con il paese che sta riuscendo a battere il COVID-19 per la seconda volta (ieri sono stati riportati solo 22 casi). Al contrario, negli USA i casi di virus sono diretti verso i massimi storici ma la riluttanza ad applicare nuove restrizioni mantiene attiva l’economia. Aiutano anche i tassi di interesse bassi, con le vendite di case esistenti balzate del 9,4% nel mese di settembre al massimo di 14 anni. Report come questo hanno contribuito a spingere il dollaro contro la maggior parte delle principali valute questo giovedì.

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L’unica eccezione è stato il dollaro neozelandese, che ha segnato il massimo di un mese. Sebbene la Reserve Bank of New Zealand abbia parlato esplicitamente di tassi di interesse negativi, il nocciolo della questione è che i dati stanno migliorando. Grazie alla crescita più forte nel settore manifatturiero e dei servizi, la fiducia delle imprese si è staccata dai minimi. I prezzi al consumo per il terzo trimestre saranno pubblicati stanotte e, sebbene siamo rialzisti sui dati neozelandesi in generale, la prudenza della RBNZ potrebbe essere dovuta alle preoccupazioni per le pressioni dei prezzi bassi.

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