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Ubi verso estensione bancassurance con Cattolica in attesa quadro chiaro M&A - fonti

Pubblicato 28.01.2020, 15:44
Ubi verso estensione bancassurance con Cattolica in attesa quadro chiaro M&A - fonti
UBI
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di Andrea Mandala'

MILANO (Reuters) - UBI Banca (MI:UBI) è orientata a estendere l'accordo di bancassicurazione con Cattolica rimandando ogni decisione strategica di lungo termine sul business assicurativo in attesa che si chiarisca il quadro sull'atteso consolidamento bancario tra gli istituti italiani di media dimensione.

E' quanto sostengono fonti vicine alla situazione mentre l'istituto annuncerà il prossimo 17 febbraio il suo nuovo piano industriale triennale.

La banca guidata da Victor Massiah lavora da tempo al dossier sul riassetto delle attività assicurative, valutate attorno a un miliardo di euro, con l'obiettivo di trovare un unico partner in occasione della scadenza di fine anno degli attuali accordi, ma la gara avviata l'estate scorsa si sarebbe conclusa con un nulla di fatto.

Ed è dunque probabile una proroga a breve termine dell'accordo con Cattolica, che vede Ubi possedere il 40% della joint venture Lombarda Vita, cosi come potrebbe estendere quello su Aviva Vita, in cui detiene il 20%, mentre il restante 80% fa capo al gruppo britannico Aviva.

Ubi detiene poi il 100% di BAP, compagnia che faceva parte di Banca Etruria entrata nel perimetro del gruppo bancario nell'ambito dell'acquisizione delle tre good banks.

Le attività assicurative contribuiscono per circa il 15% sull'utile consolidato di Ubi, secondo i dati dei primi nove mesi del 2019, in una fase di tassi bassi in cui le banche faticano a trovare fonti di ricavo e puntano sulle commissioni e sulle attività di altri business come l'assicurazione e il risparmio gestito.

Ubi ha lasciato aperte altre opzioni sull'assicurazione tra cui un'internalizzazione del business sull'esempio della strada seguita da Intesa Sanpaolo (MI:ISP) con Intesa Vita.

Eventuali mosse strategiche nel settore assicurativo potrebbero giocare un ruolo nel potenziale scenario di consolidamento bancario che potrebbe vedere in campo Ubi, insieme a Banco Bpm (MI:BAMI), Bper Banca (MI:EMII) e Banca Mps (MI:BMPS).

"Penso che Ubi possa fare una valutazione sull'M&A nel 2020", ha detto a Reuters, a margine di un evento, Giandomenico Genta, presidente delle Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo primo azionista di Ubi con il 5,9%.

L'ente è inoltre capofila di un patto creato lo scorso settembre da alcuni soci raggruppando circa il 18% capitale della banca.

Le dimensioni dell'aumento di capitale che i regolatori con probabilità richiederebbero per un'operazione straordinaria, le sovrapposizioni della rete e i conseguenti esuberi sono tra i fattori che impongono riflessioni approfondite nella ricerca di un'aggregazione, spiega il presidente della Fondazione CRC.

GOVERNANCE RUOLO CHIAVE IN M&A

Oltre alle considerazioni di tipo economico, la governance e gli equilibri complessivi dell'azionariato saranno un fattore di rilievo nelle prossime operazioni di M&A, dato che serviranno interlocutori di riferimento per negoziare un'operazione straordinaria.

In questo senso, osserva un banchiere, il particolare assetto azionario potrebbe favorire un'operazione tra Ubi e Bper che ha il gruppo Unipol (MI:UNPI), il suo partner nella bancassicurazione, quale principale socio con una quota di quasi il 20%.

Secondo Equita Sim "il fit industriale con Ubi sarebbe ottimale" per Bper, rispetto alle opzioni Banco Bpm (MI:PMII) e Mps. E questo "visto che sia Bper che Ubi controllano ancora diversi business (asset manager, assicurazione, Npl servicing) che potrebbero essere valorizzati con l'ingresso di uno o più partner per sostenere i costi di ristrutturazione del deal".

Ubi è "in una posizione di forza come consolidatore, come dimostra il suo track record di successo nelle acquisizioni e integrazioni", ha scritto Goldman Sachs in un recente report sulle banche italiane, sottolineando anche il solido profilo di rischio dell'istituto.

Secondo Genta Bper potrebbe essere una buona opzione per sinergie e governance. Mps, in vista dell'uscita del Tesoro dal capitale della banca entro il 2021, potrebbe essere un'opportunità se ripulita dai suoi crediti deteriorati, mentre un deal con Banco Bpm sarebbe meno appetibile a causa delle forti sovrapposizioni e di un possibile impegno consistente in termini di aumento di capitale, che gli analisti stimano intorno ai 2 miliardi di euro.

Per il presidente della Fondazione cuneense "tutte le opzioni sul tavolo hanno dignità di essere esaminate", ma "bisogna guardare i numeri".

L'AD di UBi Victor Massiah pur mostrando un'apertura a studiare ipotesi di M&A ha sempre sottolineato l'estrema cautela per operazioni di questo tipo sostenendo che la storia dimostra che non tutte le aggregazioni sono state di successo.

(Andrea Mandalà; in redazione a Milano Gianluca Semeraro)

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