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Greggio in salita, scambi volatili dopo le forti perdite

Pubblicato 05.02.2015, 11:53
© Reuters.  Futures del greggio in salita dopo le forti perdite, scambi volatili
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Investing.com - I futures del greggio restano una causa di volatilità del mercato questo giovedì, con i prezzi che risalgono tra i timori per l’eccesso delle scorte.

Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a marzo crolla del 2,18%, o di 1,06 dollari, al minimo della seduta di 47,39 dollari al barile, prima di attestarsi a 49,40 dollari negli scambi della mattinata europea, con un’impennata di 1,00 dollari, o del 2,06%.

Ieri, i futures del greggio scambiati sulla borsa di New York sono crollati di 4,60 dollari, o dell’8,67%, a 48,45 dollari, dopo i dati che hanno mostrato che le scorte statunitensi sono salite al massimo storico la scorsa settimana.

La U.S. Energy Information Administration ha dichiarato che le scorte di greggio statunitensi sono aumentate di 6,3 milioni di barili la scorsa settimana a 413,1 milioni, il massimo mai registrato dall’inizio delle rilevazioni, nell’agosto del 1982.

I futures del greggio West Texas sono schizzati di quasi il 19% nelle ultime quattro sedute, compresa quella di ieri, tra i segnali che i produttori statunitensi potrebbero ridurre la produzione per reagire al calo dei prezzi.

Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a marzo subisce un’impennata di 1,50 dollari, o del 2,77%, a 55,66 dollari al barile, dopo il crollo di 1,06 dollari, o dell’1,95%, al minimo giornaliero di 53,10 dollari.

Ieri, il greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è crollato di 3,75 dollari, o del 6,48%, a 54,16 dollari.

Nelle ultime quattro sedute, compresa quella di ieri, il prezzo del greggio Brent è salito di circa il 17%.

La riduzione delle spese per capitale da parte dei giganti petroliferi e la riduzione della produzione negli USA contribuiscono a supportare i prezzi nelle speranze di un calo dei livelli eccessivi delle scorte globali.

Negli ultimi mesi il prezzo del greggio ha subito un brusco crollo, per via della decisione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio di non tagliare la produzione, mentre negli Stati Uniti si è registrata la produzione più alta degli ultimi tre decenni, causando un eccesso delle scorte globali.

Intanto, il sentimento dei mercati resta sottotono dal momento che l’incertezza per la Grecia ha fatto passare in secondo piano la mossa a sorpresa della banca centrale cinese di tagliare il coefficiente di riserva obbligatorio, per incoraggiare i prestiti e sostenere la crescita.

Ieri, la Banca Centrale Europea ha dichiarato che non intende accettare i bond della Grecia come garanzia collaterale al prestito, lasciando alla banca centrale greca il compito di fornire ulteriore liquidità alle banche del paese ed aumentando la pressione su Atene.

La decisione ha seguito le parole del nuovo ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, che, incoraggiato dal colloquio con il Presidente della BCE Mario Draghi, ha dichiarato che la BCE sarebbe pronta a fare “tutto il necessario” per supportare gli stati come la Grecia.

Il governo greco vorrebbe una ristrutturazione del debito del salvataggio da 240 miliardi di euro, richiesta che ha scatenato i timori per uno scontro con i creditori che potrebbe portare all’uscita del paese dalla zona euro.

L’Indice della borsa di Atene è crollato di quasi oggi, mentre il rendimento dei Titoli di Stato della Grecia a 10 Anni è salito sopra l’11%.

Nel corso della giornata, gli Stati Uniti rilasceranno il report settimanale sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione, nonché i dati sulla bilancia commerciale.

I riflettori sono puntati inoltre sulla pubblicazione, domani, del report sull’occupazione non agricola statunitense, report che fornirà ulteriori indicazioni sulla forza dell’economia.

È previsto un aumento di 234.000 nuovi posti di lavoro da parte dell’economia USA a gennaio, in calo dai 252.000 di dicembre, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe restare stabile al 5,6%.

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