LONDRA (Reuters) - Le quotazioni del petrolio sono in calo con l'effetto delle sanzioni imposte dagli Usa contro l'Iran attenuato dall'introduzione di deroghe temporanee ai principali importatori di greggio iraniano, mentre Teheran continua a sfidare Washington sostenendo di continuare e vendere petrolio.
Attorno alle 12,50 italiane, il futures sul Brent perde 22 centesimi (-0,30%) a 72,61 dollari al barile, mentre il contratto sul greggio leggero Usa cede 29 centesimi (-0,46%) a 62,85 dollari.
Entrambi i contratti hanno perso oltre il 15% dai massimi di quattro anni raggiunti a inizio ottobre dopo che gli hedge fund hanno tagliato le posizioni rialziste ai livelli più bassi da un anno.
Oggi sono entrate in vigore le sanzioni Usa contro l'Iran, ripristinando le misure che erano state revocate con l'accordo sul nucleare firmato nel 2015 dall'ex presidente Usa Barak Obama con 300 nuovi ingressi nella lista delle sanzioni, comprese esportazioni di petrolio, compagnie navali, assicurazioni e banche.
In risposta il presidente dell'Iran, Hassan Rouhani, in un discorso di oggi alla Tv di stato, ha dichiarato che l'Iran non rispetterà le sanzioni e continuerà a vendere petrolio.
Sul fronte Usa, Washington ha detto venerdì che consentirà a otto importatori di continuare a comprare petrolio iraniano, senza ancora identificare i paesi interessati.
Cina, India, Corea del Sud, Turchia, Italia, Emirati Arabi Uniti e Giappone sono tra i principali importatori del petrolio iraniano, mentre Taiwan acquista occasionalmente anche greggio iraniano.
"Le sanzioni degli Stati Uniti contro l'Iran ... hanno creato serie preoccupazioni tra i trader a inizio settembre ma si stanno trasformando in un insuccesso" commenta Fiona Cincotta, analista a City Index.