Di Mauro Speranza
Investing.com – Prosegue il calo del prezzo che greggio, tornato sotto i 50 dollari, quota toccata quando scoppiò la crisi legata al coronavirus in Cina.
Il WTI è scambiato a 49,20 dollari al barile, segnando un calo dell’1,40%, mentre il -1,60% del Brent lo porta a 53,30 dollari.
I bassi prezzi del greggio stanno attirando le vendite anche sull’azionario legato al petrolio, con Bp particolarmente colpita (-2%), mentre perdono oltre l’1% Equinor (LON:0M2Z), Repsol (MC:REP), Galp (LS:GALP), Shell, Technip (PA:FTI) e Total (PA:TOTF). Continua la corsa, invece, di Saipem (MI:SPMI), grazie al ritorno al dividendo nel 2019.
Il calo della domanda
Il calo della domanda di petrolio a causa della crisi legata al coronavirus in Cina resta al centro del mercato. Secondo L’Agenzia Internazionale dell’Energia la richiesta mondiale di greggio vedrà un calo di 435 mila barili, primo calo dal 2009. Le previsioni dell’AIE, però, erano datate al 13 febbraio scorso, prima dello scoppiare di altri casi lontano dalla Cina.In questi giorni il direttore dell’AIE, Fatich Birol, ha affermato che “forse dovrà rivedere al ribasso” tali previsioni di crescita della domanda di petrolio, scesa a 825 mila barili, il minimo dal 2011.
“La diffusione dell’epidemia in Italia e Corea del Sud mette i prezzi del petrolio sotto pressione”, afferma Carsten Fritsch, analista di Commerzbank.Secondo un report settimanale di Eurasia Group, “per l’intero primo trimestre del 2020, le importazioni di greggio spedito in Cina, Giappone e Corea del Sud sembrano essere inferiori di 1,5 milioni di barili al giorno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, spazzando via quasi tutti gli aumenti della domanda globale di petrolio del 2019”.
La situazione potrebbe spingere i paesi dell’Opec+ (compresa la Russia) a decidere il rinnovo dei tagli alla produzione almeno fino alla fine dell’anno. La decisione potrebbe essere presa nel corso della prossima riunione dell’Opec prevista per il 5 e il 6 marzo a Vienna.
Chiusi i porti in Libia
Al calo della domanda, si aggiunge la possibilità che vengano riaperti i porti in Libia, chiusi dal 18 gennaio scorso per opera delle milizie del generale Khalifa Haftar, con più di 1 milione di barili di greggio al giorno tolti dal mercato.
Anche se i colloqui di pace a Ginevra si sono fermati, la possibile riapertura dei porti libanesi potrebbero mandare nuovamente a picco le quotazioni del greggio.