Investing.com - I futures del greggio USA scendono al minimo da aprile questo martedì, per via dei crescenti timori per l’eccesso delle scorte e per l’aumento della produzione nazionale di greggio.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a settembre ha toccato il minimo della seduta di 50,13 dollari al barile, un livello che non si registrava dal 4 aprile, prima di attestarsi a 50,39 dollari negli scambi della mattinata europea, giù di 5 centesimi, o dello 0,09%. Ieri, il prezzo del greggio Nymex è crollato di 77 centesimi, o dell’1,5%, a 50,44 dollari.
I traders attendono la pubblicazione dei dati settimanali sulle scorte statunitensi ed i prodotti raffinati per valutare la forza della domanda da parte del principale consumatore mondiale di greggio.
L’American Petroleum Institute pubblicherà il report sulle scorte nel corso della giornata, mentre il report governativo di domani dovrebbe mostrare che le scorte di greggio sono scese di 2,2 milioni di barili nella settimana terminata il 17 luglio.
Secondo l’agenzia di ricerche di settore Baker Hughes (NYSE:BHI), il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è diminuito di sette unità la scorsa settimana a 638, dopo due settimane di aumento.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a settembre sale di 4 centesimi, o dello 0,07%, a 56,69 dollari al barile.
Ieri il greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è crollato a 56,33 dollari, il minimo dal 7 luglio, prima di chiudere a 56,65 dollari, in calo di 45 centesimi, o dello 0,79%, per via dei timori che le esportazioni dall’Iran possano far aumentare le scorte globali, già in eccesso.
La scorsa settimana l’Iran e sei potenze mondiali hanno raggiunto l’attesissimo accordo che prevede la cancellazione delle sanzioni imposte a Tehran in cambio di tagli al programma nucleare del paese.
L’Iran sarebbe pronto ad esportare 30 milioni di barili di greggio. Tuttavia gli analisti prevedono che le esportazioni di greggio iraniano impiegheranno molti mesi prima di segnare un’impennata.
La produzione globale di greggio supera ancora di gran lunga la domanda per via dell’impennata del petrolio di scisto negli Stati Uniti e dopo la decisione dello scorso anno dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio di non tagliare la produzione.
Lo spread tra il Brent ed il WTI è di 6,30 dollari al barile, contro i 6,21 dollari segnati alla chiusura di ieri.
Pesa inoltre il rafforzamento del dollaro. L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, si attesta a 98,17 dopo aver precedentemente segnato il massimo di sette settimane di 98,30.
I contratti dei futures del greggio valutati in dollari tendono a scendere in concomitanza al rafforzamento del biglietto verde, dal momento che il greggio diventa più costoso per i titolari di altre valute.
La richiesta del biglietto verde resta forte tra le speculazioni che la Federal Reserve possa decidere di aumentare i tassi di interesse per la prima volta in otto anni a settembre.