Di Mauro Speranza
Investing.com – Tra le materie prime si sta assistendo alla corsa del palladio che sembra non arrestarsi definitivamente dopo aver segnato un rialzo del 23% in questo inizio 2020.
Il palladio aveva toccato i suoi massimi storici a 2.577 dollari per oncia nella giornata del 20 gennaio scorso, diventando una volta e mezza più prezioso dell’oro.
Tra i motivi alla base della corsa ci sono la sua scarsa disponibilità sul mercato e il recente aumento della sensibilità ambientale.
Il palladio, infatti, viene utilizzato per realizzare le marmitte per i motori a benzina, mentre quelli a propulsione diesel utilizzano il platino, i cui prezzi sono fermi da diversi mesi.
La scelta di puntare sul palladio era arrivata negli anni ’70, quando i rapporti di prezzo con il platino erano invertiti.
Tra i momenti in cui la domanda del palladio era cresciuta ci sono le conseguenze dello scandalo Dieselgate del 2015 e le norme ambientali più severe.
A fronte dell’aumento dei prezzi del palladio, però, ancora non ci sono segni evidenti di un cambio di scelte nell’industria dei catalizzatori, portando gli analisti a pensare che la corsa possa continuare ancora.
Mentre aumenta la domanda di palladio, però, resta la scarsità della disponibilità del materiale, con l’offerta mineraria che resta concentrata in Russia, Sudafrica, Canada e Zimbabwe. Secondo stime realizzate da Standard Chartered (LON:STAN), il deficit tra domanda e offerta resta intorno a 700 mila once.
Il prezzo, dunque, potrebbe addirittura correre fino ai 3 mila dollari, “almeno finché i produttori di auto finalmente passeranno ad altri metalli preziosi”, spiegano da Goldman Sachs.
Una scelta diversa potrebbe arrivare quando “le carenze di palladio diventeranno abbastanza gravi da creare problemi nella produzione di auto”, spiega Heffrey Currie di Goldman Sachs.