Di Alessandro Albano
Investing.com - L'aumento dei prezzi dei generi alimentari e la carenza delle forniture a seguito della guerra Russia-Ucraina dureranno "probabilmente fino al 2024 e forse oltre", scrive S&P Global Ratings in un report pubblicato mercoledì, nel quale si afferma come la "mancanza di fertilizzanti, i controlli sulle esportazioni, le interruzioni degli scambi commerciali e l'aumento dei costi del carburante eserciteranno una pressione al rialzo sul costo dei prodotti di base".
A farne le spese saranno in particolar modo i paesi a reddito basso e medio-basso dell'Asia centrale, del Medio Oriente, dell'Africa e del Caucaso", ha affermato Samuel Tilleray, analista del credito di S&P Global Ratings.
La ricerca esamina quali Stati sono i maggiori importatori, rispetto al rispettivo PIL, dei principali prodotti derivanti dai cereali più colpiti dal conflitto Le nazioni del Caucaso Tagikistan, Uzbekistan e Armenia sembrano "particolarmente esposte" a causa della loro quasi totale dipendenza dalla Russia per questi prodotti. Allo stesso modo, spiega l'agenzia di rating, gli stati arabi come Marocco, Libano, Egitto e Giordania dipendono dall'Ucraina per il loro approvvigionamento alimentare e sono quindi "suscettibili alle interruzioni dei porti e delle attività di lavorazione indotte dalla guerra".
"Riteniamo che lo shock per gli approvvigionamenti alimentari avrà implicazioni negative per i paesi dei mercati emergenti, incidendo sulla crescita del PIL, sulla performance fiscale e sulla stabilità sociale", ha sottolineato Tilleray, precisando che "sebbene molti dei titoli di Stato più esposti a questo rischio abbiano già rating creditizi molto bassi, le ricadute economiche e politiche dello shock alimentare potrebbero contribuire al declassamento dei rating".
Ucraina e Russia, entrambe o singolarmente, sono tra i primi tre esportatori mondiali di grano, mais, semi e olio di girasole. Insieme, rappresentano il 12% di tutte le calorie degli alimenti scambiate. Russia e Bielorussia sono stati il primo e il sesto esportatore di fertilizzanti a livello globale nel 2020, ricorda S&P nello studio.