di Gianluca Semeraro e Stephen Jewkes
MILANO/LONDRA (Reuters) - UniCredit (MI:CRDI) alza il velo sul piano industriale 2016-2019 con un aumento di capitale da 13 miliardi di euro e con l'aggiunta di 6.500 esuberi a quelli già previsti dal vecchio piano per una riduzione complessiva dei dipendenti di 14.000 unità entro il 2019, di cui oltre la metà in Italia.
Un piano di trasformazione "pragmatico" e "lacrime e sangue", denominato Transform 2019, con cui il Ceo Jean-Pierre Mustier, arrivato lo scorso luglio, punta a fare di UniCredit una banca paneuropea più attraente e solida con un Cet1 nel 2019 sopra il 12,5%, un utile netto di 4,7 miliardi e una crescita media annua dello 0,6% dei ricavi, ma che nello stesso tempo fissa obiettivi "credibili e raggiungibili" con un approccio conservativo.
Il titolo, dopo una sbandata iniziale dovuta all'entità dell'aumento che si colloca nella parte alta del range indicato dalla stampa nelle scorse settimane, ha poi preso il volo e alle 16 balza del 9,90% a 2,664 euro, sovraperformando nettamente il settore bancario in Italia <,.FTIT8300> e in Europa. Gli analisti considerano i target ragionevoli anche se qualcuno ritiene la cifra dell'aumento esagerata.
MUSTIER SI RIDUCE LO STIPENDIO, PER AUMENTO PRONTO CONSORZIO
All'annuncio dei nuovi esuberi che in Italia rappresentano il 65% del totale per 9.400 unità e per i quali i sindacati sono già sul piede di guerra, fa da contraltare il taglio della retribuzione fissa di Mustier del 40% a 1,2 milioni, la rinuncia a bonus, fatta eccezione per i piani di incentivazione a lungo termine con assegnazione di azioni, e al diritto alla buonuscita in caso di addio al gruppo e l'investimento di 2 milioni in azioni della banca.
L'aumento, il più grande mai realizzato in Italia, è di fatto già garantito grazie all'accordo di pre-underwriting con un pool di banche guidate da UniCredit Cib, Morgan Stanley (NYSE:MS) e Ubs come structuring adviser e BofA-Merrill Lynch, JPMorgan e Mediobanca (MI:MDBI) come joint global coordinator e joint bookrunner con l'impegno a formare un consorzio di garanzia e acquistare l'eventuale inoptato.
L'operazione, al vaglio dell'assemblea il 12 gennaio, si realizzerà nel primo trimestre, ha detto Mustier in un briefing sul piano prima del Capital Markets Day in corso a Londra, aggiungendo che la vicenda Monte dei Paschi si chiuderà entro fine anno e quindi non interferirà.
CAMPAGNA CESSIONI TERMINATA, NO A M&A
Nel frattempo la campagna cessioni è terminata dopo gli accordi siglati negli ultimi giorni per le cessioni di Pekao e Pioneer Investments che, insieme ad altre operazioni dei mesi scorsi, portano nelle casse del gruppo oltre 8 miliardi. Per effetto delle cessioni l'utile netto pro forma dei primi nove mesi 2016 si riduce a 1,4 miliardi da 1,8 e il Cet1 fully loaded passa al 12,5% dal 10,8%.
"Non intendiamo fare altre cessioni", ha detto Mustier nel corso del Capital Markets Day a Londra. Quindi nessun piano di cedere Hvb, Bank Austria o FinecoBank, di cui nei mesi scorsi è stato collocato sul mercato un 30%, così come la quota dell'8,6% in Mediobanca.
Stop anche alle recenti voci di una grossa operazione di fusione con Société Generale: "il piano è basato sulla crescita organica, non stiamo parlando con nessuno", ha detto Mustier a questo proposito.
I numeri del piano vedono risparmi annui ricorrenti per 1,7 miliardi dal 2019 e un cost/income sotto il 52%, una politica di distribuzione di dividendi cash tra il 20 e il 50% e un Rote superiore al 9% a fine periodo.
Il 2016 invece sarà gravato da poste straordinarie negative per 12,2 miliardi, 8,1 miliardi da rettifiche su crediti e il resto da rettifiche su partecipazioni e altre svalutazioni e quindi non vedrà la distribuzione di un dividendo.
CESSIONE 17,7 MLD SOFFERENZE, ACCORDI CON FORTRESS, PIMCO
Uno dei cardini del piano è il de-risking di un pacchetto di sofferenze per 17,7 miliardi: la banca ha siglato due accordi separati con Fortress Investment Group e Pimco per la cessione di due portafogli di sofferenze a due società separate in cui la banca avrà una posizione di minoranza. La cessione di almeno il 20% di questi pacchetti avverrà nel 2017, il resto durante l'arco temporale del piano.
A fine piano UniCredit vede un tasso di copertura dei crediti deteriorati lordi superiore al 54% (a fine settembre 2016 era al 52,6%). Per le sofferenze sarà superiore al 63% (dal 61,9% attuale), mentre sulle inadempienze probabili oltre 38% (da 34,3%).
"Stiamo attuando misure decise per gestire i problemi ereditati dal passato, dei crediti deteriorati lordi, allo scopo di migliorare e sostenere la futura redditività corrente", ha spiegato Mustier.
-- Ha collaborato da Londra Pamela Barbaglia