Investing.com - Il prezzo dell’oro crolla al minimo della seduta questo giovedì, in seguito ai dati che hanno mostrato un aumento maggiore del previsto delle vendite al dettaglio USA a luglio, alimentando l’ottimismo per la forza dell’economia e le aspettative di un aumento dei tassi di interesse.
I futures dell’oro con consegna a dicembre sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange scendono di 9,40 dollari, o dello 0,84%, a 1.114,20 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata statunitense dopo aver segnato il massimo della seduta di 1.126,30 dollari, il massimo dal 20 luglio.
Il Dipartimento per il Commercio USA ha dichiarato che le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,6% il mese scorso, al di sopra dello 0,5% previsto. Le vendite al dettaglio per il mese di giugno sono state riviste ad una lettura stabile dal calo dello 0,3% precedentemente riportato.
L’aumento delle vendite al dettaglio nel tempo indica un consolidamento della crescita economica, mentre un calo delle vendite al dettaglio costituisce un segnale di un indebolimento economico.
Le vendite al dettaglio core, che escludono le vendite di automobili, sono cresciute dello 0,4% a luglio, in linea con le previsioni. Le vendite al dettaglio core a giugno sono aumentate dello 0,4%, dato rivisto da una stima precedente di un calo dello 0,1%.
Le vendite al dettaglio core riflettono la componente della spesa dei consumatori del report governativo sul prodotto interno lordo. La spesa dei consumatori rappresenta il 70% della crescita economica statunitense.
Sempre oggi, il Dipartimento per il Lavoro USA ha dichiarato che il numero delle nuove richieste di sussidio di disoccupazione la scorsa settimana è salito di 5.000 unità a 274.000 dalle 269.000 della settimana prima. Gli analisti avevano previsto un aumento di 1.000 unità a 270.000 la scorsa settimana.
Le nuove richieste di sussidio di disoccupazione sono risultate inferiori a 300.000 unità per 23 settimane consecutive, un dato di solito associato ad un rafforzamento del mercato del lavoro.
I dati incoraggianti fanno sperare in un aumento dei tassi USA quest’autunno. L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,5% a 96,76, staccandosi dal minimo di un mese segnato ieri di 95,94.
Ieri, l’oro è schizzato di 15,90 dollari, o dell’1,44%, a 1.123,60 dollari, il quinto aumento giornaliero consecutivo, dal momento che l’inaspettata decisione della Cina di svalutare lo yuan ha alimentato le aspettative che la Federal Reserve possa rinviare l’aumento dei tassi alla fine del 2015.
Stamane la Banca Popolare cinese ha rassicurato i mercati globali dichiarando che non svaluterà ulteriormente lo yuan, ridimensionando così i timori per una guerra monetaria che averebbe potuto destabilizzare l’economia globale.
La banca centrale, nell’attesissima conferenza stampa di questa mattina, ha spiegato che non ci sono le basi per deprezzare ulteriormente la valuta, date le solide fondamenta economiche cinesi.
La Cina questa settimana ha fatto scendere lo yuan al minimo dall’ottobre del 2012. Il crollo della valuta ha scatenato i timori che la Cina possa far deprezzare ulteriormente lo yuan, rischiando di far scoppiare una guerra dei prezzi, dal momento che Pechino vuole rendere le esportazioni nazionali più competitive su base globale.
Alcuni traders ritengono che la Federal Reserve potrebbe rinviare l’aumento dei tassi di interesse previsto per settembre come risposta alla svalutazione della valuta cinese, poiché i funzionari della Fed sono in apprensione per la crescita globale e le pressioni inflazionarie.
L’oro è crollato al minimo di cinque anni e mezzo di 1.072,30 dollari il 24 luglio tra le speculazioni che la Fed possa alzare i tassi a settembre per la prima volta dal 2006. Da quel giorno però i prezzi hanno subito un’impennata di quasi il 4,5% tra le speranze di un rinvio dell’aumento dei tassi.
Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a settembre scendono di 14,1 centesimi, o dello 0,91%, a 15,33 dollari l’oncia troy.
Intanto, il rame con consegna a settembre sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange scende di 0,1 centesimi, o dello 0,03%, a 2,349 dollari la libbra negli scambi della mattinata newyorkese.
Ieri il rame è crollato al minimo di sei anni di 2,292 dollari tra i timori per lo stato di salute dell’economia cinese.
Secondo i dati rilasciati ieri, la produzione industriale cinese è cresciuta al tasso annuo del 6,0% a luglio, deludendo le aspettative di un aumento del 6,6%.
I dati pubblicati nel corso del weekend hanno mostrato che le esportazioni cinesi sono crollate dell’8,3% a luglio, il massimo degli ultimi quattro mesi, mentre i prezzi alla produzione sono scesi al minimo di sei anni.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale di rame, col 40% della richiesta globale lo scorso anno.