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Oro sopra i 1.200 dollari, previsto rinvio dell’aumento dei tassi USA

Pubblicato 11.02.2016, 08:58
Aggiornato 11.02.2016, 09:00
© Reuters.  Il prezzo dell’oro schizza al massimo di 9 mesi
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Investing.com - I futures dell’oro schizzano al massimo da maggio negli scambi della mattinata europea di questo giovedì, in un clima di scetticismo circa la possibilità che la Federal Reserve possa continuare ad alzare i tassi come annunciato quest’anno.

Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, l’oro con consegna ad aprile sale al massimo intraday di 1.215,30 dollari l’oncia troy, un livello che non si registrava da quasi nove mesi, prima di attestarsi a 1.207,80 dollari alle 08:00 GMT, o alle 3:00 ET, con un’impennata di 13,30 dollari, o dell’1,11%. Ieri, l’oro è sceso di 4,00 dollari, o dello 0,33%.

La Presidente della Federal Reserve Janet Yellen ieri ha dichiarato che le condizioni finanziarie non stanno supportando la crescita dal momento che gli sviluppi esteri costituiscono dei rischi per le previsioni economiche; tuttavia la Yellen ha ribadito che la moderata crescita nella nazione potrebbe giustificare “modifiche graduali” alla politica monetaria della Fed.

Un aumento graduale dei tassi di interesse avrebbe ripercussioni minori per il prezzo dell’oro rispetto ad una serie di aumenti in un breve lasso di tempo.

I futures del’oro sono stati supportati nelle ultime settimane tra i segnali che i problemi economici e finanziari globali possano convincere la Fed a non alzare i tassi di interesse come annunciato quest’anno. I traders non prevedono ulteriori aumenti dei tassi quest’anno, mentre la Fed ha intenzione di effettuare quattro aumenti.

La Yellen testimonierà sull’economia davanti alla Commissione Bancaria del Senato alle 15:00 GMT, o alle 10:00 ET di oggi.

Il prezzo dell’oro è schizzato di quasi il 14% finora quest’anno poiché gli investitori scelgono gli investimenti rifugio per via dell’instabilità sugli altri mercati finanziari.

Il dollaro crolla sotto il livello di 113 contro lo yen al minimo dal novembre del 2014, mentre i prezzi dei bond sovrani statunitensi e tedeschi subiscono un’impennata, per via dei timori per l’indebolimento della crescita, il calo del prezzo del greggio ed i mercati finanziari che fanno aumentare la richiesta di investimenti rifugio.

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