L’attuale scenario di tassi bassi implica problemi per l’asset class obbligazionaria, tradizionalmente più sicura e meno volatile, e per trovare valore bisogna essere aperti a strategie attive purché riposte nelle giuste mani
L’obbligazionario di alta qualità, come i titoli governativi e investment grade, continua a svolgere un ruolo fondamentale nella gestione del rischio, rappresentando la classe di attivo più sicura, più liquida e meno volatile. È un po’ come il cavo di sicurezza di uno scalatore, da afferrare nei momenti difficili. Il paragone resta valido ancora oggi, ma un evidente problema è quello degli attuali rendimenti molto bassi, se non negativi. In questo contesto le strategie obbligazionarie tradizionali potrebbero essere molto meno efficaci, ma chi è propenso ad assumere un rischio maggiore può far ricorso a strategie attive che hanno il vantaggio di una maggiore diversificazione in contesti di mercato in costante evoluzione.
UN PORTAFOGLIO TRADIZIONALE 60-40 NON GARANTISCE PIÙ UN’ADEGUATA DIVERSIFICAZIONE
È questo il suggerimento di Jim Caron, gestore del team Global Fixed Income di Morgan Stanley (NYSE:MS) Investment Management, che individua una serie di rischi che caratterizzano il quadro attuale. Chi cerca rifugio nelle obbligazioni deve infatti tener presente che tassi bassi generalizzati hanno causato, secondo l’analisi svolta, un aumento della correlazione tra i rendimenti obbligazionari e quelli azionari. L’andamento delle azioni e delle obbligazioni è sempre più correlato e quindi un portafoglio bilanciato tradizionale, fatto al 60% di azioni e al 40% di obbligazioni, potrebbe implicare una diversificazione inadeguata. Caron ritiene che l’aumento della correlazione sia dovuto ai tassi bassi: negli ultimi sei mesi i rendimenti dei Bund tedeschi a dieci anni hanno oscillato tra il -0,70% e il -0,20% e quelli dei Treasury USA tra l’1,50% e il 2,00%...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge