Il mese scorso, il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato che il paese ha piani ambiziosi per raggiungere la neutralità climatica entro il 2060, invocando una “rivoluzione verde.”
Se la strategia verrà applicata correttamente, potrebbe aiutare la Cina a liberarsi finalmente del suo status di principale inquinatore, migliorando significativamente l’ecosistema globale. Questo programma potrebbe sconvolgere drasticamente anche il famoso settore del mining di Bitcoin (BTC) nel paese.
La zona di mining più conosciuta della Cina è la provincia meridionale del Sichuan, che vanta un forte settore idroelettrico. Tuttavia, l’energia elettrica qui è particolarmente economica solo durante la stagione delle piogge, da maggio a settembre. Al di fuori di questo periodo, gran parte dei miner migra verso nord, nella regione di Xinjiang e nella Mongolia Interna, che attualmente generano oltre il 40% dell’hash rate totale di Bitcoin. A differenza del Sichuan, però, queste zone desertiche dipendono principalmente da fonti di energia non rinnovabili come il carbone. Se il governo continuerà il suo programma per azzerare le emissioni di anidride carbonica, il mining diventerà inefficiente e gli operatori locali avranno a disposizioni molte meno opzioni.