BRUXELLES (Reuters) - L'accordo che facilita il trasferimento di dati tra Stati Uniti e Unione Europea non ha valore. Lo ha affermato oggi l'avvocato generale della Corte di Giustizia Ue, mettendo a rischio un sistema, il cosiddetto "Safe Harbour", utilizzato da Facebook, Google (NASDAQ:GOOGL) e migliaia di altre aziende.
Secondo Yves Bot l'accordo non è sufficiente a proteggere negli Stati Uniti le informazioni private dei cittadini dell'Unione.
Anche se le conclusioni dell'avvocato generale non sono vincolanti, spesso sono una guida per i giudici europei, che in questo caso stanno esaminando un ricorso scaturito dallo scandalo sulla sorveglianza di massa messo in atto dalla National Security Agency (Nsa) americana, come denunciato dall'ex contractor Edward Snowden.
Nel 2000 l'accordo era stato accolto positivamente da molte aziende, soprattutto per il ruolo giocato nella trasmissione di dati considerati vitali, come informazioni sulle risorse umane e anche sui salari, tra le due sponde dell'Atlantico.
"Siamo preoccupati del possibile danno al flusso di dati internazionali, se la Corte seguisse l'opinione di oggi", ha detto John Higgins, direttore generale di DigitalEurope, che vede tra i propri membri Apple, Cisco, Ericsson e Google.
Il caso è stato sollevato da uno studente di giurisprudenza, il 27enne austriaco Max Schrems, contro Facebook, con l'accusa che l'azienda avrebbe aiutato la Nsa raccogliendo email e altri dati privati dei clienti nei server statunitensi.
Il commissario irlandese per la Protezione dei dati, che monitora il rispetto delle leggi sulla privacy da parte della maggior parte delle grandi aziende tech, che hanno la propria sede in Irlanda, ha già respinto il ricorso, affermando che i trasferimenti di dati sono consentiti nell'ambito dell'accordo Safe Harbour.
Ma Schrems ha fatto appello ai giudici europei.
"E' chiaro dalle conclusioni dell'Alta Corte di Irlanda e dalla stessa Commissione (Europea) che la legge e la pratica degli Stati Uniti consentono la raccolta su larga scala di dati personali dei cittadini della Ue trasferiti, senza che i cittadini possano beneficiare di un'efficace protezione giuridica", ha detto Bot, che ha poi aggiunto: "La decisione della Commissione non è valida", riferendosi all'accordo Safe Harbour.
A parere dell'avvocato generale l'accordo attualmente in corso di revisione, dopo le rivelazioni di Snowden, non offre garanzie adeguate per impedire un accesso di massa e generalizzato ai dati trasferiti. E la Commissione, ha detto ancora Boto, avrebbe dovuto sospendere completamente l'accordo a seguito delle rivelazioni sullo spionaggio di massa negli Stati Uniti.
Secondo l'avvocato le autorità nazionali per la protezione della privacy dovrebbero sospendere il trasferimento dei dati a paesi terzi, se ritengono che essi non forniscano tutele adeguate.
(Julia Fioretti)
((Tradotto da Redazione Roma, 06 +390685224380, fax +39068540860, massimiliano.digiorgio@thomsonreuters.com))