Investing.com – I futures del petrolio greggio sono in calo questo mercoledì, ma le perdite sono state limitate dagli operatori dei mercati che continuano a monitorare gli sviluppi su un possibile attacco militare in Siria.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad ottobre sono stati scambiati a 108,10 dollari al barile nella mattinata europea, in calo dello 0,4% sulla giornata.
I futures di New York sono rimasti nel range tra 107m98 dollari al barile, minimo giornaliero ed il massimo della seduta di 108,60 dollari al barile. Il contratto di ottobre è stato scambiato in salita dello 0,85% a 108,54 dollari al barile.
Supporto a 105,06 dollari al barile, il minimo del 2 settembre e resistenza a 110,03 dollari al barile, massimo del 29 agosto.
Intanto pesano i timori di un intervento USA contro il governo siriano, dopo le dichiarazioni del Portavoce Repubblicano della Casa Bianca, John Boehner, il quale ha sostenuto la proposta di un’azione militare avanzata dal Presidente Obama.
Il 28 agosto il petrolio ha toccato il massimo di 27 mesi di 112,22 dollari al barile, un’impennata dovuta alla speculazione su un imminente azione militare degli USA contro il governo di Bashar al-Assad.
Sebbene la Siria non sia uno dei principali produttori di petrolio, gli investitori temono che la guerra civile possa estendersi e condizionare le forniture di greggio dei paesi limitrofi.
Gli operatori dei mercati temono l’intervento dell’Iran, il sesto produttore di greggio dell’OPEC.
Intanto gli investitori continuano a speculare sulla tempistica del tanto atteso ridimensionamento del programma di stimolo Fed.
I dati di martedì hanno mostrato che l’attività manifatturiera negli USA è cresciuta al ritmo più veloce dall’aprile 2011 ad agosto.
L’ISM ha dichiarato che l’indice PMI è salito 55,7 ad agosto da una lettura di 55,4 a luglio. Gli analisti avevano previsto che l’indice PMI dell’ISM è sceso a 54,0.
I dati positivi hanno avvalorato la tesi che la Fed possa iniziare a ridimensionare le misure di stimolo durante il vertice di politica monetaria il 17 e 18 settembre.
Gli investitori attendono i dati di venerdì sull’occupazione non agricola, un dato che è ritenuto di cruciale importanza per la decisione della Fed.
La banca centrale si riunirà il 17 e 18 settembre per valutare la situazione economica ed adeguare in base ad essa la politica.
Il programma di stimolo della Fed è considerato da molti investitori come un motore dell’aumento dei prezzi delle materie prime, poiché tende a pesare sul valore del dollaro.
I traders del petrolio attendono i dati sulle scorte di greggio nel corso della settimana, per valutare la forza della domanda del principale consumatore mondiale di greggio.
L’American Petroleum Institute pubblicherà nel corso della giornata il suo rapporto sulle scorte, mentre il report di giovedì potrebbe mostrare un calo di 1,9 milioni di barili.
I dati usciranno con un giorno di ritardo per via della chiusura di lunedì negli USA per il Labor Day.
I futures Brent sull’ICE Futures Exchange con consegna ad ottobre sono scesi dello 0,1% a 115,57 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 7,47 dollari al barile.
I prezzi del Brent di Londra sono stati supportati dai timori di un’interruzione delle forniture dalla Libia.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad ottobre sono stati scambiati a 108,10 dollari al barile nella mattinata europea, in calo dello 0,4% sulla giornata.
I futures di New York sono rimasti nel range tra 107m98 dollari al barile, minimo giornaliero ed il massimo della seduta di 108,60 dollari al barile. Il contratto di ottobre è stato scambiato in salita dello 0,85% a 108,54 dollari al barile.
Supporto a 105,06 dollari al barile, il minimo del 2 settembre e resistenza a 110,03 dollari al barile, massimo del 29 agosto.
Intanto pesano i timori di un intervento USA contro il governo siriano, dopo le dichiarazioni del Portavoce Repubblicano della Casa Bianca, John Boehner, il quale ha sostenuto la proposta di un’azione militare avanzata dal Presidente Obama.
Il 28 agosto il petrolio ha toccato il massimo di 27 mesi di 112,22 dollari al barile, un’impennata dovuta alla speculazione su un imminente azione militare degli USA contro il governo di Bashar al-Assad.
Sebbene la Siria non sia uno dei principali produttori di petrolio, gli investitori temono che la guerra civile possa estendersi e condizionare le forniture di greggio dei paesi limitrofi.
Gli operatori dei mercati temono l’intervento dell’Iran, il sesto produttore di greggio dell’OPEC.
Intanto gli investitori continuano a speculare sulla tempistica del tanto atteso ridimensionamento del programma di stimolo Fed.
I dati di martedì hanno mostrato che l’attività manifatturiera negli USA è cresciuta al ritmo più veloce dall’aprile 2011 ad agosto.
L’ISM ha dichiarato che l’indice PMI è salito 55,7 ad agosto da una lettura di 55,4 a luglio. Gli analisti avevano previsto che l’indice PMI dell’ISM è sceso a 54,0.
I dati positivi hanno avvalorato la tesi che la Fed possa iniziare a ridimensionare le misure di stimolo durante il vertice di politica monetaria il 17 e 18 settembre.
Gli investitori attendono i dati di venerdì sull’occupazione non agricola, un dato che è ritenuto di cruciale importanza per la decisione della Fed.
La banca centrale si riunirà il 17 e 18 settembre per valutare la situazione economica ed adeguare in base ad essa la politica.
Il programma di stimolo della Fed è considerato da molti investitori come un motore dell’aumento dei prezzi delle materie prime, poiché tende a pesare sul valore del dollaro.
I traders del petrolio attendono i dati sulle scorte di greggio nel corso della settimana, per valutare la forza della domanda del principale consumatore mondiale di greggio.
L’American Petroleum Institute pubblicherà nel corso della giornata il suo rapporto sulle scorte, mentre il report di giovedì potrebbe mostrare un calo di 1,9 milioni di barili.
I dati usciranno con un giorno di ritardo per via della chiusura di lunedì negli USA per il Labor Day.
I futures Brent sull’ICE Futures Exchange con consegna ad ottobre sono scesi dello 0,1% a 115,57 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 7,47 dollari al barile.
I prezzi del Brent di Londra sono stati supportati dai timori di un’interruzione delle forniture dalla Libia.