di Francesca Piscioneri e Giulio Piovaccari
ROMA/BRESCIA (Reuters) - Matteo Renzi alza la posta sul Jobs act prospettando un voto di fiducia anche alla Camera e, parlando alla Confindustria di Brescia, accusa la Cgil di usare il tema del lavoro per spaccare il Paese.
"Le dinamiche parlamentari le vedremo alla Camera nelle prossime settimane, nei prossimi giorni. Se ci sarà bisogno di mettere la fiducia la metteremo", ha detto stamani Renzi a Prima Pagina su Canale5 riferendosi all'iter parlamentare della delega sul mercato del lavoro, attualmente all'esame della Camera in seconda lettura.
Poco dopo, dal palco di Brescia rincara la dose, mentre fuori dai cancelli qualche centinaio di lavoratori della Fiom protesta contro la riforma del lavoro.
I rapporti con i metalmeccanici della Cgil si sono inaspriti dopo gli scontri della scorsa settimana a Roma dove sono rimasti feriti dalla polizia alcuni operai della Ast Terni che protestavano contro i licenziamenti annunciati.
"Dobbiamo evitare un rischio pazzesco. È calcolato, studiato e progettato un disegno che vuole dividere in due il mondo del lavoro: l'idea di fare del mondo lavoro un luogo di scontro, di mettere l'uno contro l'altro", ha detto Renzi.
"Vogliono contestare il governo, è un loro diritto. Vogliono cambiare il presidente del Consiglio, ci provino, ma senza fare del mondo del lavoro, del dolore dei cassintegrati il campo di gioco di uno scontro politico. Si affronti il Jobs act per quello che è", ha proseguito il premier, che ha concluso: "Il mio cuore è con i cassintegrati e i precari. L'unico modo che io conosco per sconfiggere la disoccupazione è creare posti di lavoro".
Il corteo della Fiom si svolge senza scontri mentre la contestuale manifestazione dei centri sociali contro il governo si chiude con il bilancio di due feriti tra le forze dell'ordine.
La delega votata in Senato prevede il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti come forma privilegiata e "più conveniente" per le imprese attraverso agevolazioni fiscali o incentivi.
12 NOVEMBRE DIRETTIVO CGIL. SCIOPERO GENERALE?
Le modifiche all'articolo 18, le più spinose anche per il Pd, sono rimaste fuori dalla delega e saranno dettagliate dai decreti delegati che il governo varerà entro metà 2015, dopo che il testo sarà licenziato da entrambi i rami del Parlamento.
Solo in quella sede si capirà se l'esecutivo riuscirà a svuotare ulteriormente l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori mantenendo il diritto al reintegro per i licenziamenti ingiusti nei casi di discriminazione e disciplinari gravi, mentre per quelli economici ci sarà solo un indennizzo in denaro.
La Fiom ha già proclamato otto ore di sciopero e due manifestazioni a Milano e Napoli il 14 e il 21 novembre prossimi mentre la Cgil, dopo la manifestazione di fine ottobre, riunirà il 12 novembre il Direttivo che dovrà decidere sulla prosecuzione delle iniziative di mobilitazione contro la politica economica del governo e quindi "anche sullo sciopero generale", si legge nel Mattinale del sindacato pubblicato stamani.
Intanto, mercoledì scenderanno in piazza i pensionati, con una mobilitazione unitaria di tutti i sindacati a Palermo, Milano e Roma, mentre sabato toccherà al pubblico impiego.
Secondo la Cgil, da gennaio a settembre risultano coinvolti dalla cassa integrazione oltre un milione di lavoratori, di cui 525 mila a zero ore.
Restano in agitazione i lavoratori delle acciaierie di Terni, in sciopero da 12 giorni; per martedì è previsto un sit-in a Bruxelles.
Renzi respinge le critiche di chi lo definisce un 'one man show' e prima di lasciare la platea confindustriale si toglie un ultimo sassolino dalla scarpa.
"Tre mesi fa eravamo una banda di ragazzini senza consiglieri bravi, senza esperti, senza idee e senza futuro. Nel giro di tre mesi...abbiamo smesso di essere dei ragazzini, siamo diventati la quintessenza dei poteri forti, la longa manus di chissà quali disegni, siamo diventati uomini soli al comando. Ma non c'è un uomo solo al comando".
(Ha collaborato Roberto Landucci da Roma)