BRUXELLES (Reuters) - L'Unione europea ha bisogno di una politica industriale molto più coordinata, di decisioni più rapide e di investimenti massicci se vuole tenere il passo con Paesi rivali come Stati Uniti e Cina.
Lo scrive Mario Draghi nel rapporto che gli è stato commissionato dalla Ue un anno fa su come l'Unione dovrebbe agire per mantenere competitiva la propria economia 'green' e digitale in un momento di crescenti tensioni globali.
"La situazione attuale è davvero preoccupante", ha detto Draghi in una conferenza stampa a Bruxelles.
"La crescita in Europa sta rallentando da molto tempo, ma abbiamo sempre ignorato (il problema)... Ora non possiamo più ignorarlo. Adesso le condizioni sono cambiate"
Il protezionismo commerciale sta aumentando, le forniture di energia a basso costo dalla Russia sono finite, il blocco deve pagare di più per la sua difesa e la sua popolazione sta diminuendo.
Nella sezione iniziale del rapporto, lungo circa 400 pagine, Draghi afferma che il blocco ha bisogno di investimenti aggiuntivi di 750-800 miliardi di euro l'anno, fino al 5% del Pil.
Si tratta di investimenti molto più alti persino dell'1-2% previsto dal Piano Marshall per la ricostruzione dell'Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. E il blocco deve agire su più fronti.
"O si fa così o sarà una lenta agonia", ha avvertito Draghi.
Secondo il rapporto, i Paesi dell'Ue hanno già messo a punto risposte alla nuova realtà, ma la loro efficacia è rimasta limitata per una mancanza di coordinamento.
I diversi livelli di sussidi tra Paesi sono un fattore di disturbo per il mercato unico, la frammentazione limita la scala necessaria per competere a livello globale e il processo decisionale dell'Ue è complesso e lento.
Il rapporto suggerisce di estendere il cosiddetto voto a maggioranza qualificata - invece di richiedere l'unanimità - a un maggior numero di temi e, come ultima risorsa, di consentire alle nazioni che condividono gli stessi interessi di procedere da sole su alcuni progetti.
Mentre le attuali fonti di finanziamento nazionali o dell'Ue copriranno alcune delle ingenti somme necessarie per gli investimenti, Draghi ha affermato che potrebbero essere necessarie nuove fonti di finanziamento comune, che in passato alcuni Paesi guidati dalla Germania sono stati riluttanti ad accettare.
Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha affermato che un bond europeo non risolverebbe i problemi dell'Ue e che la Germania, la più grande economia del blocco di 27 nazioni, non sarebbe d'accordo.
Gli analisti hanno detto che l'Ue potrebbe essere riluttante a mettere in atto i suggerimenti di Draghi.
"Le difficoltà politiche in Germania e Francia e divisioni di lunga data tra gli altri Stati membri dell'Ue impediranno probabilmente un significativo progresso nell'integrazione come indicato da Draghi" hanno detto gli analisti di Eurasia Europe.
"Inoltre, i recenti sviluppi politici in Francia, nonostante la nomina di (Michel) Barnier a primo ministro la scorsa settimana, ci rendono molto più scettici sulla capacità dell'Ue di realizzare una significativa politica fiscale..."
UNA REGOLAMENTAZIONE PIÙ EFFICACE
Draghi ha anche detto che i regolatori antitrust dell'Ue dovrebbero basare le valutazioni delle fusioni non solo sull'impatto sulla concorrenza all'interno dei confini dell'Ue, ma chiedersi anche se un'operazione possa stimolare l'innovazione in settori, come quello tecnologico, in cui le dimensioni sono fondamentali per competere. Anche la sicurezza e la resilienza dovrebbero avere un peso maggiore.
Il rapporto contiene anche proposte per 10 settori economici, tra cui l'energia, l'intelligenza artificiale, la farmaceutica e lo spazio.
Andrew Kenningham, capo economista di Capital Economics, ha affermato che ci sono molte proposte sensate, ma è improbabile che molte vengano adottate, ricordando precedenti rapporti degli ex primi ministri italiani Enrico Letta quest'anno e Mario Monti nel 2010 che erano "stati per lo più ignorati".
Negli ultimi due decenni la crescita dell'Ue è stata costantemente più lenta di quella degli Stati Uniti, mentre la Cina sta rapidamente recuperando terreno. Gran parte del divario è dovuto alla minore produttività.
Secondo Draghi, se l'Ue mantenesse la crescita media della produttività del lavoro registrata dal 2015, questo sarebbe sufficiente a mantenere costante il Pil nel 2050. Tuttavia, il blocco ha bisogno di maggiore ricchezza per spingere la decarbonizzazione, la digitalizzazione e il rafforzamento della difesa.
Il rapporto di Draghi giunge in un momento in cui emergono dubbi sul modello economico della Germania, un tempo motore dell'Ue, dopo che Volkswagen (ETR:VOWG) ha deciso di chiudere per la prima volta nella sua storia degli stabilimenti.
Draghi afferma che l'Ue sta facendo fatica per far fronte all'aumento dei prezzi dell'energia dopo aver perso accesso al gas russo a basso costo e potrebbe trovarsi nella condizione di non fare più affidamento su mercati esteri aperti.
L'ex banchiere centrale ha affermato che il blocco deve stimolare l'innovazione e far scendere i prezzi dell'energia, continuando a decarbonizzare e a ridurre la sua dipendenza da altri Paesi, in particolare dalla Cina per i minerali essenziali, e ad aumentare gli investimenti nella difesa.
(Tradotto da Alejandra Rosales, editing Gianluca Semeraro)