ROMA (Reuters) - Il lavoro stabile deve diventare la norma in Italia e per questo deve costare meno di quello precario, secondo il ministro del Welfare Giuliano Poletti, che punta a un incremento del tempo indeterminato, tra conversioni e nuovi contratti, del 10% entro l'anno per parlare di successo del Jobs act.
"Vogliamo che il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti diventi il modo normale di assumere. Sia che si tratti di conversione che di nuovi contratti vogliamo cambiare in modo che tutti assumano così, vogliamo cambiare lo stock: se a fine anno cambierà il 2% dei contratti avremo fallito, se cambierà il 10% avremo centrato l'obiettivo", ha detto Poletti nel corso di un seminario alla Luiss.
In prospettiva, considerando che oggi su 100 nuovi contratti solo 15 sono a tempo indeterminato, l'obiettivo del governo è di farli arrivare a 30. Se accadrà, ha aggiunto il ministro, "saremo sulla strada giusta".
A tale scopo è necessario che i contratti stabili costino "strutturalmente di meno" per renderli più appetibili rispetto ai cococo anche quando scadranno gli incentivi triennali messi a disposizione dalla legge di Stabilità.
Poletti ha parlato di "buona notizia" commentando i dati diffusi oggi dalla Cna, secondo i quali nel mese di marzo il saldo tra nuove assunzioni e cessazioni nelle piccole imprese e in quelle artigiane è stato pari a +0,5% "grazie all'effetto combinato di Jobs act e decontribuzione inserita nella legge di Stabilità".
In generale, ha precisato il ministro, "i numeri dicono che nei primi 2-3 mesi [dell'anno] sono aumentati i contratti a tempo indeterminato, si sono ridotti poco quelli a termine, o sono stabili in base al settore, e si sono ridotti i cococo e i contratti a chiamata".
L'obiettivo è che "si affermino i contratti stabili e che gli altri diventino marginali".
Secondo l'Osservatorio del lavoro della Cna, l'aumento degli occupati dello 0,5%, se fosse confermato per tutto il 2015, "potrebbe contribuire in misura considerevole alla ripresa dell'occupazione nel Paese".
Anche il dato tendenziale mostra un incremento dell'8,6% sostenuto dai contratti a tempo indeterminato (+54,6%), mentre risultano in flessione il tempo determinato (-8,3%) e l'apprendistato (-18,5%).
"Fino ad un anno fa per un contratto a tempo indeterminato se ne siglavano due a termine, oggi la tendenza vede in parità le due tipologie contrattuali", conclude la Cna.
(Francesca Piscioneri)