di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Sergio Mattarella questa mattina sarà eletto presidente della Repubblica, sancendo un nuovo importante successo per Matteo Renzi.
La situazione con la quale ci si avviava al voto quirinalizio non era semplice, con il Pd lacerato dal dibattito parlamentare sulle riforme. Renzi ha saputo ripartire dall'unità del suo partito, proponendo un nome che era già nella rosa di Pier Luigi Bersani nel 2013, smentendo di essere succube di Silvio Berlusconi e del patto del Nazareno. Ha proposto una personalità limpida e autorevole, capace di attirare subito il consenso anche di Sel e di Scelta civica.
Così è ripartito dalla maggioranza delle elezioni del febbraio 2013 che si sbriciolò subito dopo.
E' stato aiutato anche da fattori esterni. Il primo è l'assenza totale dalla partita del Movimento 5 stelle, incapace ancora di esprimere una azione politica minimamente proporzionata alla forza elettorale e parlamentare (che si vanno entrambe sgretolando).
Il secondo è stato lo sfaldarsi di Forza Italia e la prima grande sconfitta politica del suo leader Silvio Berlusconi. A fare da corollario a questo, l'improvvida scelta di Angelino Alfano di ricucire la frattura con il suo vecchio partito proprio nell'ora della sconfitta e del disfacimento. E' stato un gioco da ragazzi per Renzi riaprire le porte della maggioranza all'alleato di governo e attenderlo quale il figliol prodigo anche nella partita del Colle.
Renzi ha vinto: spiazzando tutti e rilanciando. Una vittoria del suo stile e del suo fiuto politico che gli porterà in dote una rapida risalita nei sondaggi e negli indici di fiducia, come già gli successe con il trionfo del 40,8% dei consensi conquistato alle Europee della scorsa primavera.
Come allora, ora, dovrà capitalizzare il successo per ripartire sulla strada delle riforme e delle misure per il rilancio dell'economia. Gli esami non finiscono mai.