di Sara Rossi
MILANO (Reuters) - I picchi dei tassi dei Btp e i balzi dello spread delle ultime due settimane non sono dovuti a un accresciuto rischio politico sull'Italia ma per lo più all'aggiustamento delle posizioni degli investitori alla fine di un anno "spettacolare" per i governativi italiani.
La vicenda dell'ex Ilva, uno dei temi più complessi che l'attuale coalizione di governo sta affrontando in questa fase che potrebbe anche mettere a rischio la sua tenuta, ha tuttavia accelerato le prese di beneficio del mercato.
Nelle sedute del 7, 8 e 14 novembre lo spread Btp-Bund sul tratto decennale ha messo a segno un rialzo complessivo di quasi 40 punti base, fino a 170 punti, con il tasso del decennale di riferimento che si è spinto fino a 1,34% del 14 novembre dall'1% di una settimana prima.
I movimenti hanno coinciso con le tensioni in seno al governo Conte alimentate soprattutto dal caso dell'ex Ilva ma operatori e strategist sono concordi nel legarli soprattutto all'avvicinarsi della chiusura d'anno, periodo in cui tipicamente gli investitori tracciano un bilancio sui portafogli.
"Il 2019 è stato un anno spettacolare per il fixed income italiano: non mi stupisce vedere prese di profitto in questo periodo. Anche il balzo dello spread fino a 170 punti base è stato facilmente riassorbito", spiega Luca Cazzulani, strategist di UniCredit (MI:CRDI).
Da gennaio a oggi i governativi italiani hanno visto un sensibile incremento dei prezzi, con il rendimento del decennale di riferimento sceso da 2,70% circa di inizio 2019, quando in carica c'era ancora l'esecutivo giallo-verde, a 1,20% circa di oggi con il Conte bis.
Secondo Cazzulani, nemmeno le condizioni tecniche tuttora piuttosto favorevoli, tra cui il 'funding' del Tesoro pressochè terminato, sono state sufficienti a prevenire episodi di 'profit taking'.
"Non vedo al momento un rischio politico Italia. Le elezioni in Emilia Romagna di gennaio potranno essere un evento 'market mover' ma mi aspetto che le forze di governo cercheranno di circoscriverne il valore al solo livello locale, facilitando una stabilizzazione dello spread", ragiona lo strategist di Mps (MI:BMPS) Capital Services, Filippo Mormando.
LA SPINTA DELL'EX ILVA
Il caso dell'acciaieria franco-indiana, intenzionata a lasciare l'Italia, con il suo potenziale impatto di oltre l'1% sul Pil entro il 2024, è però un fattore che ha accelerato le prese di beneficio, secondo Alessandro Tentori, Chief Investment Officer di Axa.
"In questa fase ci sta che gli investitori siano un po' più cauti: non perché ci sia un outlook negativo sui Btp ma perché si tende a portare a casa il risultato. Il caso dell'ex Ilva ha accelerato il processo di chiusura delle posizioni", spiega.
Diffuso qualche giorno fa e relativo a settembre -- quando è entrato in carica il Conte bis --, il dato di Bankitalia sul portafoglio degli investitori esteri ha mostrato vendite nette per 7,7 miliardi.
"Settembre è stato un mese positivo per i Btp quindi si è data la possibilità a tutti di concretizzare i guadagni accumulati nel 2019 per poi risettare i portafogli in vista dell'anno prossimo", spiega Mormando sottolineando che l'outflow non è una segnale di sfiducia nei confronti del Paese.
SPREAD A 100 PB IN 2020?
Secondo gli analisti di Natwest Markets, il mercato obbligazionario italiano probabilmente resisterà all'incertezza politica di breve termine e lo spread potrebbe restringersi a 100 punti base il prossimo anno.
"Pensando ai prossimi sei mesi, archiviate alcune questioni di breve termine che creeranno un po' di volatilità, 100 punti base di spread Btp-Bund è un target perfettamente realistico", ha spiegato Giles Gale, capo della strategia europea di Natwest Markets durante la presentazione dell'outlook 2020.
TIERING, MES ED EDIS NON SPAVENTANO
Gli strategist sono concordi inoltre nel definire molto limitato l'impatto sui tassi dei Btp del 'tiering', il meccanismo introdotto il 30 ottobre dalla Bce per limitare gli effetti dei tassi negativi sui margini delle banche.
"Da quando è stato introdotto a oggi ha prodotto 2 punti base di impatto negativo sul costo di finanziamento per i titoli di Stato italiani: questo non spiega il balzo dello spread visto nei giorni scorsi", argomenta Mormando sotolineando che, per natura, non è un meccanismo che incide molto sulle scadenze decennali ma più su quelle a breve.
E limitato per ora, a loro dire, anche l'impatto dei dibattiti che in questi giorni animano la scena politica italiana e quella europea riguardanti la garanzia unica sui depositi bancari (Edis) e sulla riforma del Mes, il meccanismo europeo di stabilità.
Secondo un'analisi Reuters l'allarme dell'Italia sulla riforma del Mes può essere esagerato.
Se veramente gli investitori fossero preoccupati per il dibattito sul Mes e sulla garanzia unica sui depositi "gli spread si sarebbero spinti molto più in alto, invece i movimenti sono stati contenuti", osserva Tentori.
"Sono sicuramente temi però da monitorare", conclude.
(Sara Rossi, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)