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Ecco perché l’economia USA si sta avviando verso la recessione secondo TCW

Pubblicato 25.09.2024, 14:12
© Reuters.

Investing.com – Mentre i mercati hanno festeggiato il maxi-taglio della Fed, brindando alle prospettive di soft landing negli Usa, c’è anche chi la pensa in modo diverso e prevede l’arrivo di tempi difficili per la principale economia al mondo.

È il caso di David Vick, head of Fixed Income portfolio specialists di TCW.

“Da molto tempo – racconta Vick - la nostra opinione è che gli Stati Uniti sono diretti verso una recessione e prevediamo un atterraggio duro dell’economia. Sei mesi fa eravamo quasi gli unici a dirlo, mentre negli ultimi due mesi i mercati sembrano essersi avvicinati molto di più alla nostra view, che si basa su tre aspetti: il mercato del lavoro negli Stati Uniti si sta indebolendo; i consumatori sono sotto pressione; l’inflazione è in calo”.

Mercato del lavoro: segnali di debolezza

L’esperto parte dalla crescita della disoccupazione per sostenere la sua analisi.

“È chiaro – spiega Vick - che i dati sul mercato del lavoro sono più morbidi e probabilmente continueranno a esserlo nei prossimi mesi. Il tasso di disoccupazione è passato dai minimi di 3,4 a 4,2. Nel periodo successivo alla Seconda Guerra mondiale, non c'è mai stato un momento negli Stati Uniti in cui la disoccupazione è aumentata di mezzo punto percentuale senza esser seguita da una fase recessiva. Pensiamo che il tasso di disoccupazione sia un buon indicatore, ma non è però l'unico da considerare, perché non coglie certi aspetti, come l’immigrazione o la Gig economy, che comprende, per esempio, gli influencer e gli autisti di Uber (NYSE:UBER)”.

Ma non solo, ci sono anche altri indicatori del lavoro che mostrano segnali di debolezza. In particolare, Vick si riferisce a offerte di lavoro, tasso di abbandono e dati sul lavoro temporaneo, che sono ben lontani dal picco e possono essere un anticipatore di debolezza.

“Le aziende ricorrono sempre più spesso a questa tipologia di lavoratori, perché permettono in modo più efficiente di aumentare o ridurre l’organico. Un numero di lavoratori temporanei in diminuzione, quindi, può essere un segnale di recessione”, sottolinea l’analista.

D’altra parte, c’è un indicatore che mostra una certa resilienza ed è il numero mensile delle buste paga, anche se i dati non sempre si dimostrano precisi e, anzi, spesso vengono rivisti.

“Non sorprende che, con questi modelli, ogni mese si tenda a sovrastimare o sottostimare la creazione di posti di lavoro”, commenta Vick, In ogni caso, chiosa, “La nostra opinione è che il mercato del lavoro continuerà a indebolirsi anticipando l’arrivo della recessione negli Usa”.

Consumatori sotto pressione

C’è poi il capitolo legato alle difficoltà dei consumatori Usa.

Vediamo un aumento delle insolvenze ovunque: nel segmento delle carte di credito, nei prestiti auto e nei prestiti al consumo non garantiti di ogni tipo”, avverte l’esperto.

Alcuni interpretano questi dati come una normalizzazione rispetto al Covid, quando i tassi di insolvenza sono scesi molto al di sotto dei livelli storici per via del molto denaro in circolazione. “Ora, però – sostiene Vick -, ci troviamo in una fase di deterioramento, perché la maggior parte di questi indicatori si trova ben al di sopra dei livelli storici e sono chiaramente segnali di debolezza. Il debito delle carte di credito, inoltre, è ai massimi storici negli Stati Uniti, mentre i tassi di risparmio sono vicini ai minimi storici. Ciò suggerisce che i consumatori stanno spendendo soldi che in realtà non hanno e che lo stiano facendo a credito”.

Insomma per il gestore il livello di stress che sta emergendo nei consumi unito all’indebolimento dei mercati del lavoro, rappresenta “una combinazione che potrebbe creare un mix esplosivo”.

Le mosse della Fed

Intanto, l'inflazione si sta avvicinando molto di più al livello del 2% che la Fed sta cercando. “Attualmente, i mercati si aspettano circa 100 o 125 punti base di tagli quest'anno, e poi altri 125-150 l'anno prossimo. Quindi un totale di 250 fino alla fine del 2025”, ricorda Vick.

Tuttavia, l’opinione di TCW è che la Fed potrebbe tagliare di più e più velocemente di quanto sia effettivamente necessario. L’asset manager americano, inoltre, non esclude che la Fed possa essere costretta più avanti a correggere il tiro e, se la Banca centrale si spingesse troppo in là, il rischio per TCW potrebbe essere quello di “dover alzare di nuovo i tassi per tornare a una situazione più stabile nel tempo”, attivando un freno di emergenza che potrebbe però avere pesanti ripercussioni sulla crescita.

Elezioni: focus sulla politica fiscale

In ogni caso, il futuro dell’economia Usa verrà condizionato dall’esito delle prossime elezioni e da come il nuovo presidente vorrà gestire le finanze pubbliche.

“La politica fiscale è stata il grande motore dell'inflazione anche quando l'economia non aveva bisogno di sostegno”, fa notare Vick. “Questo stimolo – argomenta - è meno probabile man mano che andiamo avanti, ma dipenderà molto dalla futura dall'amministrazione. Se uno dei due partiti prenderà il controllo di Camera, Senato e della presidenza, le probabilità di nuovi stimoli fiscali aumenteranno. È più difficile, infatti, ricorrere a questo strumento, quando c’è un maggiore equilibrio tra il risultato ottenuto dai due partiti”.

Insomma, il gestore sembra dare più peso al come che al chi vincerà le elezioni.

Ma come sempre, è molto difficile prevedere il verdetto delle urne e i sondaggi sono ancora incerti.

“L'unica cosa che stiamo facendo – rivela in conclusione il portfolio specialist di TCW - è mantenere un po' di liquidità, per essere flessibili e sfruttare un’eventuale transizione caotica, traendo vantaggio dalla situazione per acquistare obbligazioni a buon mercato”.

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