Investing.com – Con le banche centrali di tutto il mondo che si stanno imbarcando in un ciclo di riduzioni, secondo Kaspar Hence, BlueBay senior portfolio manager di RBC BlueBay, siamo entrati in un'epoca “d'oro” per il reddito fisso, che lascia sul tavolo ampie opportunità.
“Nonostante i rendimenti a lungo termine abbiano raggiunto il 5% alla fine del 2023 - commenta Hence -, la volatilità nei mesi successivi ha ridotto il profilo di rischio/rendimento nel 2024”.
Da qui in poi, per il manager, è più probabile che assisteremo a un mercato “con tendenze laterali che offrirà forti opportunità agli investitori istituzionali, come i fondi pensione, di bloccare rendimenti a lungo termine fino al 4,5% per l'asset class obbligazionaria”.
Le azioni sono troppo care
Guardando alle azioni, al contrario, “è improbabile che possano competere, dato che ci aspettiamo valutazioni elevate e durature, un atterraggio più pronunciato per l'economia e un calo della crescita dei redditi delle famiglie”, rivela Hence.
“A nostro avviso – argomenta -, i rendimenti, soprattutto nel segmento a breve termine, sono saliti troppo e stanno scontando un atterraggio duro piuttosto imminente, come nel 2008, anche se non è questo il nostro scenario di base”.
Ciò che è certo è che la riduzione anticipata dei tassi fino alla “neutralità” sarà una sfida. “Mentre le attività finanziarie potrebbero reagire positivamente ai tagli dei tassi, l'economia reale sarà inizialmente colpita negativamente dall’aumento dei prezzi che indebolirebbe ulteriormente l'accessibilità economica”, immagina l’analista che, pur mantenendo una visione strutturale positiva, per il momento consiglia di rimanere cauti nel breve termine.
“Certamente – spiega -, la gestione attiva sarà in grado di ottenere performance positive nella maggior parte delle aree, tra cui l'high yield, i mercati emergenti, in particolare i mercati locali, nonché gli MBS di agenzia, il bancario europeo e gli spread periferici dell’Eurozona”.
Il rischio che le banche centrali abbiano tagliato troppo tardi
Tuttavia, potrebbero esserci nuvole all'orizzonte, dato il rischio che i tagli ai tassi d’interesse siano arrivati troppo tardi.
“A nostro avviso – precisa Hence -, il ritardo potrebbe essere più lungo rispetto al passato a causa della maggiore scadenza del debito societario e governativo.
Ciò significa che gli alti tassi di liquidità continueranno a mordere e il costo degli interessi del debito continuerà ad aumentare nonostante i tagli dei tassi”.
In questo senso, conclude l’esperto, “sembra più un ciclo alla fase finale (che alla fase intermedia) e potrebbe richiedere investimenti significativi per evitare un rallentamento più severo alla fine del 2025”.
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