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La svolta interventista della BCE

Pubblicato 08.02.2022, 19:38
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Di Geoffrey Smith 

Investing.com - Era inevitabile.

La realtà dell’impennata post-pandemia dell’inflazione in tutto il mondo, alla fine ha sopraffatto la Banca Centrale Europea la scorsa settimana, costringendola ad ammettere, anche se solo implicitamente, che dovrà inasprire la politica monetaria prima di quanto si aspettasse.

I rendimenti dei bond governativi sono schizzati sulla scia della conferenza stampa della Presidente Christine Lagarde giovedì scorso e i future dei tassi di interesse a breve termine ora prospettano che il tasso della BCE, bloccato a -0,5% dal 2019 e sotto lo zero dal 2013, salirà di circa 40 punti base entro fine anno.

Le azioni delle banche della zona euro, colpite per anni dalla politica di tassi negativi della BCE, hanno preso il volo, di conseguenza. L’indice Stoxx 600 Banks è schizzato del 13% finora quest’anno, mentre Deutsche Bank (DE:DBKGn) e Commerzbank (DE:CBKG) segnano impennate di oltre il 30% ai massimi dal 2018.

Raramente i mercati si muovono così tanto sulla base di qualcosa di non detto, piuttosto che detto. I mercati hanno reagito a come Lagarde ha declinato l’invito a ripetere i commenti resi a dicembre, ossia che un aumento dei tassi di interesse è “molto improbabile” quest’anno.

Al contrario, ha commentato che: “La situazione è cambiata”. E, per assicurarsi che nessuno si perdesse il cambiamento, Lagarde ha sottolineato l’importanza del prossimo vertice di marzo, quando aggiornerà le previsioni economiche dei prossimi due anni.

Alla BCE piace sempre sincronizzare importanti cambiamenti della politica con aggiornamenti delle previsioni. Quelli di marzo probabilmente mostreranno un’inflazione al di sopra dell’obiettivo a medio termine della banca del 2% per tutto quest’anno e forse anche per il prossimo. Questo darà alla BCE tutti i motivi che le servono per inasprire la politica monetaria.

Come nel caso della Federal Reserve, la BCE ritiene necessario fermare gli acquisti di bond, prima di alzare i tassi di interesse. La BCE ha comprato circa 80 miliardi di euro al mese di bond durante la pandemia. E se, come ha detto l’interventista capo della banca centrale olandese Klaas Knot nel weekend, il primo aumento dei tassi arriverà ad ottobre, gli acquisti di asset dovranno essere finiti per allora. Non meraviglia quindi che ai mercati dei bond non sia piaciuto il cambio di tono di Lagarde.

Per molti, la sorpresa sarà che la BCE abbia aspettato così tanto ad unirsi al trend globale della banche centrali che cercano di impedire un’inflazione radicata. Mentre i mercati emergenti e poi la Federal Reserve hanno ridotto lo stimolo dell’era della pandemia già durante lo scorso anno, la BCE ha resistito a questo trend, memore dei suoi prematuri aumenti dei tassi dopo la crisi finanziaria di un decennio fa. Quegli errori avevano innescato una devastante crisi della fiducia nella sostenibilità dell’euro e, per alcuni membri dell’unione monetaria, un decennio di crescita economica persa.

A dire il vero la BCE ha dei validi motivi per non imitare le altre banche centrali. La zona euro è un’economia abbastanza grande da generare delle dinamiche proprie; il calo del lavoratori allo scoppio della pandemia nella zona euro non è stato tanto drastico quanto negli USA, quindi sebbene ci siano dei problemi oggi e il tasso di disoccupazione ufficiale sia al minimo del 7,0%, il mercato del lavoro della zona euro non è teso come quello statunitense. I compensi finora non mostrano la volontà dei lavoratori di cercare di recuperare quanto hanno perso per l’inflazione.

E soprattutto, la maggior parte dell’inflazione annua record del 5,1% degli ultimi 12 mesi è dovuta ai prezzi degli energetici, su cui la BCE non ha potere, e che possono scendere tanto velocemente come sono saliti.

Ma ci sono motivi per pensare che stavolta sia diverso. Non ci sono i prezzi del petrolio dietro all’attuale impennata, ma i prezzi del gas naturale. Lo stallo con la Russia per il Nord Stream 2 sta già durando più del previsto e i prezzi all’ingrosso di gas ed energia si trovano in range ben superiori alle medie storiche.

Finora, la risposta dei governi in Europa è stata annunciare incentivi per le bollette delle famiglie, nell’idea che questa impennata passerà come già successo altre volte e che questi aiuti, proprio come in passato, possano essere eliminati in tempi migliori. Potrà anche essere così ma, sul breve termine, i miliardi mobilitati dal programma “Next Generation” dell’UE saranno spesi per aiuti finanziariamente insostenibili per consumi di combustibile insostenibili dal punto di vista ambientale. E se non basta questo a rendere interventista la BCE, non sappiamo proprio cos’altro possa farlo.

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