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Vaccini e brevetti: rubare ai ricchi per dare ai poveri?

Pubblicato 12.05.2021, 10:09
© Investing.com

Di Geoffrey Smith

Investing.com - La tardiva conversione del Presidente USA Joe Biden all’idea di sospendere i brevetti sui vaccini per il Covid-19 è più una questione di stile che di sostanza, è il mondo probabilmente dovrebbe ringraziare che non sia più di questo.

La sua consulente per il commercio Katharine Tai la scorsa settimana ha reso noto che gli Stati Uniti supporteranno una “temporanea” sospensione dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini per il Covid-19 nel tentativo di accelerare la campagna globale per proteggere le persone da questa malattia.

Un bel gesto. Fa somigliare di più gli Stati Uniti all’immagine che hanno di sé di una superpotenza nobile ed altruista, in grado di risolvere i più gravi problemi del mondo: un vero leader mondiale che mette il bene dell’umanità davanti ai profitti delle compagnie farmaceutiche.

Ma il governo sa che difficilmente tutto questo diventerà realtà. Innanzitutto, quella adottata da Tai è una proposta che viene gestita dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, che in questo caso ha bisogno del supporto unanime di tutti i suoi membri. Sia l’UE che, dopo una certa titubanza, il Regno Unito, hanno reso noto di non essere a favore di questa idea.

Inoltre, anche se gli europei dovessero decidere di supportarla, nomi del calibro di Moderna (NASDAQ:MRNA) e Pfizer (NYSE:PFE) (NYSE:PFE) sono più che in grado di rinviare il processo nei tribunali statunitensi, per i quali la difesa dei diritti sulla proprietà è più importante che far apparire in buona luce il governo. Per quando saranno superati questi ostacoli, la pandemia potrebbe essere già finita da un pezzo.

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Di conseguenza, il governo Biden sta cercando di passare come quello buono, facendo sembrare gli europei burberi e cattivi. Il mondo, intanto, continua a soffrire.

È indiscutibile che sia necessario accelerare le vaccinazioni in tutto il mondo. Il mantra “nessuno è al sicuro fino a quando tutti non saremo al sicuro” è una melensa esagerazione, ma poiché il destino dell’economia del mondo ricco è strettamente collegata a quella emergente, non potrà esserci una totale ripresa dalla pandemia fino a quando le economie di India, Africa, America Latina e Sudest Asiatico non funzioneranno normalmente.

E c’è un bisogno reale in India, dove il numero ufficiale delle vittime di oltre 4.000 al giorno è quasi certamente molto sottostimato, e in Sud Africa. Questo paese in particolare è stato pesantemente colpito dalla riluttanza delle case farmaceutiche occidentali a condividere i farmaci per l’HIV/AIDS in modo più caritatevole negli anni Novanta, durante una pandemia che ha causato più di 11 milioni di vittime e ne ha segnate tante altre.

Tuttavia, questi due governi non sono esenti dall’accusa di ipocrisia, cercando di allontanare da sé la colpa degli attuali problemi dei loro paesi. Si è molto parlato della decisione dell’India di consentire comizi politici di massa durante la campagna elettorale nazionale di quest’anno, ma la verità più amara è che l’India non è riuscita ad usare due decenni di rapidissima crescita economica per migliorare la sua sanità pubblica: le spese sanitarie in India sono crollate da oltre il 4% del PIL del 2000 ad appena il 3,5% nell’ultimo anno intero prima del Covid. In quel periodo, il paese aveva trovato abbastanza denaro sia per le armi nucleari che per un suo programma spaziale.

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Ma, anche mettendo da parte questioni come l’uguaglianza globale tra ricchi e poveri, gli argomenti a favore dello stop ai brevetti non sono convincenti. I coaguli causati dai vaccini di AstraZeneca (LON:AZN) e Johnson & Johnson (NYSE:JNJ) ci ricordano quanto facilmente un trionfo possa trasformarsi quasi in un disastro nel mondo dello sviluppo di farmaci.

L’industria farmaceutica russa ha già dimostrato di non poter produrre il vaccino Sputnik rispettando gli standard: ha inviato lotti difettosi in Slovacchia e altrove. Le notizie, dal Brasile alle Seychelles, indicano che il vaccino per il Covid-19 Sinopharm è, a tutti gli effetti, inefficace.

Produrre vaccini è difficile. Consentire alle compagnie in tutto il mondo con competenze di produzione non omogenee (per usare un eufemismo) di produrre imitazioni di farmaci che hanno visto un processo di approvazione accelerato fin dall’inizio è un ingiustificabile ulteriore rischio.

Ed i rischi di un lancio raffazzonato di farmaci imitati non devono essere presi alla leggera. Ci sono seri dubbi riguardanti le scorciatoie prese nel processo di autorizzazione dei vaccini per il Covid e le motivazioni dei governi che hanno monitorato il processo. E questi dubbi hanno già superato i confini dell’opinione pubblica. Un intoppo di alto profilo per i farmaci per il Covid-19 potrebbe rendere diffuso il rifiuto delle vaccinazioni per anni e legittimare teorie di cospirazioni in altri reami.

La difesa della proprietà intellettuale esiste per due motivi: garantire che gli inventori possano avere una ricompensa adeguata al loro ingegno, e dunque incentivare la prossima generazione di inventori; ed assicurarsi che la nuova tecnologia a beneficio della società venga consegnata in un modo tale da non minare il beneficio stesso. Si tratta di due enormi beni collettivi. Il loro costo è il superprofitto ora ottenuto da Moderna e BioNTech. Potrebbe non piacere a tutti, ma negargli la loro ricompensa vorrà solo dire che, la prossima volta che il mondo avrà bisogno in fretta di un farmaco miracoloso, il costoso dipartimento di R&S necessario per svilupparlo non ci sarà.

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