Investing.com - I futures del greggio sono crollati lo scorso venerdì dopo i rialzi della seduta precedente per via della riduzione dei timori di una possibile ed imminente interruzione delle forniture dal Medio Oriente, nonostante il persistere degli scontri nello Yemen.
Venerdì, sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a maggio è crollato di 2,56 dollari, o del 4,98%, chiudendo la settimana a 48,87 dollari al barile.
Giovedì, il prezzo del greggio Nymex ha subito un’impennata a 52,48 dollari, il massimo dal 6 marzo, prima di chiudere a 51,43 dollari, schizzando di 2,22 dollari, o del 4,51%, dopo la notizia degli attacchi aerei lanciati dall’Arabia Saudita nello Yemen.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a maggio venerdì è crollato di 2,78 dollari, o del 4,7%, a 56,41 dollari al barile.
Il giorno prima, il prezzo del greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è schizzato a 59,78 dollari, prima di chiudere a 59,19 dollari, con un’impennata di 2,71 dollari, o del 4,8%.
Il prezzo globale del greggio ha subito un’impennata di oltre tre dollari giovedì dopo la notizia che che l’Arabia Saudita e la coalizione dei paesi del Golfo avrebbero dato il via ad attacchi aerei nello Yemen per contrastare i ribelli Houthi, appoggiati dall’Iran, che assediano la città di Aden, a sud del paese.
Tuttavia, lo Yemen è solo un piccolo esportatore di greggio ed i trasportatori potrebbero evitare di passare per lo Stretto di Bab el-Mandeb per raggiungere le loro destinazioni.
Lo Yemen ha una posizione strategica: si trova infatti vicino a Bab el-Mandeb, lo stretto che collega il Golfo di Aden con il Mar Rosso. Ogni giorno vengono trasportati circa 3,8 milioni di barili di greggio e prodotti petroliferi attraverso lo stretto.
Nonostante il crollo di venerdì, il prezzo del greggio Nymex ha subito un’impennata di 2,46 dollari, o del 4,94% sulla settimana, mentre i futures del Brent hanno segnato un rialzo settimanale di 1,17 dollari, o dell’1,97%.
Intanto, lo spread tra il Brent ed il WTI è rimasto a 7,54 dollari al barile alla chiusura di venerdì, contro la chiusura a 8,75 dollari del venerdì precedente.
Venerdì il gruppo di ricerche Baker Hughes ha dichiarato che il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è diminuito solo di 12 unità la scorsa settimana, a 813.
I traders hanno seguito da vicino la riduzione degli impianti di trivellazione negli ultimi mesi per cercare di capire se possa contribuire a ridurre l’eccesso di greggio sul mercato.
Tuttavia le scorte totali di greggio USA ammontano a 466,7 milioni di barili, il massimo in quasi 80 anni, indicando che i prezzi in calo non hanno ancora influenzato la produzione.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,1% a 97,65 alla chiusura di venerdì.
Il dollaro non ha risentito delle dichiarazioni caute della Presidente della Federal Reserve Janet Yellen in merito ai tassi di interesse. La Presidente della Fed ha infatti dichiarato che l’aumento dei tassi dovrebbe essere garantito quest’anno ma ha aggiunto che l’indebolimento delle pressioni inflazionarie potrebbe spingere la banca a rinviarlo.
I commenti hanno fatto eco all’ultima dichiarazione di politica monetaria della Fed, rilasciata il 18 marzo, quando la banca ha affermato che i tassi di interesse potrebbero essere alzati più gradualmente del previsto.
Intanto, il Dipartimento per il Commercio venerdì ha dichiarato che il prodotto interno lordo USA nel quarto trimestre è salito del 2,2%, invariato rispetto alla stima preliminare ed al di sotto delle aspettative di una crescita del 2,4%.
Un secondo report ha rivelato invece che la lettura finale dell’indice del sentimento dei consumatori dell’Università del Michigan è sceso a 93,0 questo mese dalla lettura finale di febbraio di 95,4.
Nella prossima settimana gli investitori attenderanno i dati sull’occupazione non agricola USA di venerdì per avere ulteriori informazioni sulla forza della ripresa nel mercato del lavoro.
I traders del petrolio continueranno a seguire gli sviluppi sui negoziati tra Iran e le altre potenze mondiali sul programma nucleare di Tehran.
La notizia di un accordo tra l’Iran e le potenze mondiali potrebbe comportare il ritorno del greggio iraniano sul mercato.
In vista della prossima settimana, Investing.com ha compilato una lista di questi ed altri eventi significativi che potrebbero influenzare i mercati.
Lunedì 30 marzo
Gli USA pubblicheranno un report sulle spese individuali e le vendite di case in corso.
Martedì 31 marzo
La zona euro produrrà i dati preliminari sull’indice dei prezzi al consumo ed il report mensile sull’occupazione. La Germania pubblicherà il report sulle vendite al dettaglio ed il tasso di disoccupazione.
Gli USA rilasceranno i dati sulla fiducia dei consumatori, mentre l’American Petroleum Institute, un gruppo del settore, pubblicherà il report settimanale sulle scorte di greggio.
Mercoledì 1 aprile
La Cina pubblicherà l’indice manifatturiero ufficiale.
Negli USA è atteso il report ADP sull’occupazione non agricola, che mostra la crescita dell’occupazione nel settore privato, mentre l’Institute of Supply Management pubblicherà i dati sull’attività del settore manifatturiero.
Verranno inoltre resi noti i dati governativi settimanali sulle scorte di greggio USA.
Giovedì 2 aprile
Gli USA rilasceranno i dati sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione, nonché i report sulla bilancia commerciale e gli ordinativi alle fabbriche.
Venerdì 3 aprile
Gli USA chiuderanno la settimana con l’attesissimo report sull’occupazione non agricola, il tasso di disoccupazione e la media degli stipendi.
I mercati in Australia, Nuova Zelanda, Europa, Regno Unito e Canada resteranno chiusi per il Venerdì Santo.