ROMA (Reuters) - Il decreto legge sulla riqualificazione ambientale dell'impianto siderurgico Ilva di Taranto non potrà essere visto dall'Unione europea come aiuto di Stato, secondo il premier Matteo Renzi.
"Stavamo facendo una discussione sul decreto per Taranto e i dirigenti del governo hanno detto attenzione perché potrebbe esserci l'accusa dell'Unione europea di aiuti di Stato", ha detto oggi Renzi in una intervista a Rtl 102.5.
"Con tutti i morti di tumore che ci sono stati, potrete permettermi di mettere i soldi per riqualificare l'ambiente... Io trovo che se l'Europa vuole impedire di salvare i bambini di Taranto ha perso la strada per tornare a casa e comunque io sono fedele agli impegni che ho con i bambini di Taranto molto più che non con gli impegni con qualche regolamento assoluto Ue".
L'Ilva di Taranto della famiglia Riva è la più grande azienda siderurgica europea ed è stata posta sotto commissione straordinaria l'anno scorso dopo essere rimasta coinvolta in una inchiesta per disastro ambientale.
La chiusura dell'impianto che perde decine di milioni di euro al mese metterebbe a rischio il posto di lavoro di oltre 16.000 dipendenti.
Domani il governo dovrebbe approvare un decreto che permetterebbe la creazione di una bad company a cui affidare il peso di eventuali risarcimenti e contenziosi per l'inquinamento prodotto in decenni da Ilva e scalvalcare gli attuali proprietari dell'azienda.
L'obiettivo del governo sembra essere quello di risanare l'azienda con un intervento pubblico per poi venderla ad azionisti privati.
Tra le ipotesi, avanzate nei giorni scorsi dal commissario straordinario Piero Gnudi, è spuntata anche quella di "affittare" un ramo di azienda, a cui siano affidati tutti gli asset produttivi.
Per l'acquisto si è già candidato il gigante mondiale della siderurgia ArcelorMittal, insieme al gruppo italiano Marcegaglia, la cui co-Ad Emma Marcegaglia è attualmente presidente dell'Eni.
Renzi ha detto più volte che agli stati Ue dovrebbe essere consentito di scorporare dal computo del deficit gli investimenti produttivi.
"Bisogna avere la saggezza del buon padre di famiglia, smettere di vivere le regole come un assillo burocratico", ha detto oggi.
Ilva ha risentito del calo della domanda di acciaio registrata in Europa dalla crisi finanziaria del 2008. Il suo impianto principale ha una capacità produttiva di oltre 11 milioni di tonnellate ma nel 2013 ne ha prodotte solo 5,7.
(Giselda Vagnoni)
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