La Banca centrale turca ha deciso di imprimere un ulteriore incremento di 5 punti base sui tassi d’interesse. Prosegue dunque la lotta all'aumento dei prezzi, con il tasso di riferimento che ora è al 30%, il livello più alto dal 2003. Di fronte a un’inflazione vicina al 60% in un anno, la banca centrale “ha deciso di proseguire il processo di stretta monetaria per consentire la disinflazione il più rapidamente possibile”, spiega il regolatore dopo aver alzato i tassi per la quarta di fila.
La mossa, infatti, arriva dopo che il 24 agosto scorso Ankara aveva portato i tassi di riferimento dal 17,5% al 25%. Oltre al problema inflazione, il tentativo da parte delle istituzioni turche è quello di rinforzare la propria valuta, su cui negli ultimi dodici mesi il dollaro Usa ha guadagnato più del 47%. Tuttavia, i precedenti aumenti non avevano soddisfatto le aspettative degli economisti ed erano risultati inefficaci nel sostenere la lira turca.
E anche in questo caso l'effetto non sembra essere diverso, con la decisione della banca centrale che non sta riuscendo a invertire la rotta della moneta sui mercati. Al momento in cui si scrive, l’accoppiata USD/TRY sta guadagnando lo 0,51% a 27,12. In salita anche il cambio EUR/TRY che alle 15.30 del 21 settembre segna +0,34% a 29.
Resta da capire se la manovra porterà qualche beneficio più in là nel tempo, in un Paese che non riesce a risollevarsi dopo il tentato colpo di Stato del 2016. La crisi debitoria e monetaria che ha colpito la Turchia 2018, dopo anni di crescita economica, si ripercuote tutt’ora e, fino ad oggi, nemmeno l’arrivo di una nuova numero uno a capo della banca centrale, l’ex Goldman Sachs (NYSE:GS) Hafize Gaye Erkan, ha portato gli effetti sperati.
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