Di Ambar Warrick
Investing.com – Poco mosse le valute asiatiche questo mercoledì, mentre le dichiarazioni dei funzionari della Federal Reserve hanno contribuito a limitare le recenti perdite del dollaro; lo yen giapponese resta vicino ai minimi di 32 anni e gli operatori hanno trascurato le minacce di intervento del governo.
Lo yen è sceso fino a 149,29, il livello più basso nei confronti del dollaro dal 1990, a causa del crescente divario tra i tassi di interesse locali e quelli statunitensi.
Gli short seller hanno ignorato gli avvertimenti delle autorità giapponesi di voler intervenire una seconda volta sui mercati valutari per sostenere la moneta. L’intervento giapponese di settembre aveva solo brevemente arrestato le perdite dello yen, che allora era scambiato intorno a 145 contro il dollaro.
Le altre valute asiatiche si sono mosse poco. Lo yuan cinese è scesso dello 0,2%, mentre la rupia indiana è rimasta vicino ai minimi storici, a 82,3 dollari.
Il won sudcoreano si è mosso in controtendenza, aumentando dello 0,4%, in quanto gli operatori scommettono che il governo interverrà sui mercati valutari per fa risalire la valuta dai minimi di 14 anni.
L’indice del dollaro è rimasto invariato e sembra aver frenato le recenti perdite dopo le dichiarazioni di due importanti voci della Federal Reserve. Il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, ha dichiarato che la banca centrale potrebbe spingere il suo tasso di riferimento oltre il 4,75% entro la metà del 2023 se l’inflazione rimarrà alta. Il presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, ha dichiarato che l’obiettivo principale della banca centrale dovrebbe essere quello di controllare l’inflazione.
I mercati danno quasi al 100% la probabilità di un ulteriore aumento dei tassi di 75 punti base a novembre, il quarto rialzo di quest’anno da parte della e banca centrale statunitense.