KIEV (Reuters) - Oggi è entrato in vigore il tetto al prezzo del petrolio russo trasportato via mare, introdotto dai Paesi del G7 nel tentativo dell'Occidente di limitare la capacità di Mosca di finanziare la guerra in Ucraina, sebbene la Russia abbia detto che non rispetterà la misura anche se dovrà tagliare la produzione.
Gli Stati del G7 e l'Australia hanno concordato venerdì un tetto massimo di 60 dollari al barile per il prezzo del greggio russo trasportato via mare, dopo che i membri dell'Unione europea hanno superato la resistenza della Polonia. La Russia è il secondo esportatore di petrolio al mondo.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che il mondo ha mostrato debolezza fissando il tetto a quel livello, mentre il vice primo ministro russo Alexander Novak ha affermato ieri che si tratta di una grave interferenza che contraddice le regole del libero mercato.
"Stiamo lavorando su meccanismi che vietino l'uso dello strumento del price cap, a prescindere dal livello fissato, perché tale interferenza potrebbe destabilizzare ulteriormente il mercato", ha detto Novak, il funzionario del governo russo responsabile di petrolio, gas, energia atomica e carbone.
"Venderemo petrolio e prodotti petroliferi solo a quei Paesi che lavoreranno con noi alle condizioni di mercato, anche se dovessimo ridurre un po' la produzione", ha aggiunto Novak.
L'accordo del G7 consente di inviare il petrolio russo a Paesi terzi utilizzando petroliere del G7 e dell'Ue, compagnie assicurative e istituti di credito, solo se il carico viene acquistato a un prezzo pari o inferiore al tetto di 60 dollari al barile.
(Tradotto da Chiara Bontacchio, editing Sabina Suzzi)