ANTIOCHIA/KAHRAMANMARAS, TURCHIA (Reuters) - Le squadre di soccorso hanno iniziato a lavorare stamattina presto per liberare le persone intrappolate tra le macerie degli edifici nel sud della Turchia, con il bilancio delle vittime del devastante terremoto di ieri che è salito a quasi 3.000 persone.
Il sisma di magnitudo 7,8 che ha colpito la Turchia e la vicina Siria nelle prime ore di ieri ha fatto crollare intere palazzine, distrutto ospedali e lasciato altre migliaia di persone ferite o senza casa.
Quasi 8.000 persone sono state tratte in salvo da 4.758 edifici distrutti dalle scosse del giorno prima, secondo quanto ha affermato l'Autorità turca per la gestione dei disastri e delle emergenze (Afad) nella sua ultima dichiarazione.
Il presidente dell'Afad, Yunus Sezer, ha riferito che il numero delle vittime in Turchia è di 2.921 persone. Intanto, le scosse di assestamento continuano a scuotere la regione: un nuovo terremoto di magnitudo 5,6 ha colpito la Turchia centrale stamattina, secondo il Centro sismologico europeo del Mediterraneo (Csem).
Il freddo invernale ha ostacolato i tentativi di ricerca dei sopravvissuti andati avanti per tutta la notte. Nella provincia meridionale di Hatay si è sentita la voce di una donna che chiedeva aiuto sotto un cumulo di macerie. Nelle vicinanze, il corpo di un bambino giaceva senza vita.
Piangendo sotto la pioggia, un residente, che si è identificato come Deniz, si stringeva le mani, disperato.
"Fanno rumore ma non arriva nessuno", ha detto. "Siamo distrutti, siamo distrutti. Mio Dio... Stanno chiamando. Dicono: 'Salvateci', ma noi non possiamo salvarli. Come possiamo salvarli? Non c'è nessuno da questa mattina".
Le temperature sono scese vicino allo zero durante la notte, peggiorando le condizioni delle persone intrappolate sotto le macerie o rimaste senza casa.
A Kahramanmaras, a nord di Hatay, intere famiglie si sono riunite intorno al fuoco e si sono avvolte nelle coperte per stare al caldo.
"Siamo riusciti a malapena a uscire di casa", ha detto Neset Guler, rannicchiato intorno al fuoco con i suoi quattro figli. "La nostra situazione è un disastro. Abbiamo fame e sete. È una situazione orribile".
Il terremoto, seguito da una serie di scosse di assestamento, è stato il più grande registrato a livello mondiale dal Servizio geologico degli Stati Uniti, dopo la scossa registrata nell'Atlantico meridionale ad agosto del 2021.
È stato il terremoto più mortale in Turchia dopo quello con magnitudo simile avvenuto nel 1999, che ha causato più di 17.000 vittime. Quasi 16.000 persone sono rimaste ferite durante il sisma di ieri.
In Siria sono morte almeno 1.444 persone e circa 3.500 sono rimaste ferite, secondo i dati forniti dal governo di Damasco e dai soccorritori della regione nord-occidentale, controllata dai ribelli.
Le scarse connessioni internet e le strade danneggiate che collegano alcune delle città più colpite nel sud della Turchia, dove vivono milioni di persone, hanno ostacolato gli sforzi fatti per valutare e affrontare le conseguenze dell'impatto.
Il presidente turco Tayyip Erdogan, che si sta preparando alle difficili elezioni di maggio, ha definito il terremoto un disastro storico e ha affermato che le autorità stanno facendo tutto il possibile.
"Tutti si stanno impegnando con il cuore e con l'anima, anche se la stagione invernale, il freddo e il terremoto avvenuto di notte rendono le cose più difficili", ha commentato. Il leader turco ha detto che 45 Paesi si sono offerti di aiutare negli sforzi di ricerca e salvataggio.
Nella città turca di Iskenderun, i soccorritori si sono arrampicati su un enorme cumulo di detriti, dove un tempo sorgeva il reparto di terapia intensiva di un ospedale statale, alla ricerca di sopravvissuti. Gli operatori sanitari hanno fatto il possibile per occuparsi del nuovo afflusso di feriti.
"Abbiamo un paziente che è stato portato in sala operatoria, ma non sappiamo cosa sia successo", ha detto Tulin, una donna di 30 anni, in piedi fuori dall'ospedale, asciugandosi le lacrime e pregando.
In Siria, le conseguenze del terremoto hanno aggravato la distruzione esistente da oltre 11 anni di guerra civile.
Secondo un alto funzionario umanitario delle Nazioni Unite, la carenza di carburante e il clima rigido dell'inverno stanno creando ostacoli ai tentativi di salvataggio.
"Le infrastrutture sono danneggiate, le strade che usavamo per il lavoro umanitario sono danneggiate, dobbiamo essere creativi nel raggiungere le persone... ma stiamo lavorando duramente", ha detto a Reuters il coordinatore residente delle Nazioni Unite El-Mostafa Benlamlih in un'intervista in collegamento video da Damasco.
Nella città di Aleppo, controllata dal governo, i filmati pubblicati su Twitter hanno mostrato due edifici vicini crollare uno dopo l'altro, riempiendo le strade di polvere.
Due residenti della città, pesantemente danneggiata dalla guerra, hanno riferito che gli edifici sono crollati nelle ore successive alla scossa, che è stata avvertita fino a Cipro e al Libano.
Raed al-Saleh dei Caschi Bianchi siriani, un servizio di soccorso nel territorio controllato dai ribelli noto per aver estratto le persone dalle rovine degli edifici distrutti dagli attacchi aerei, ha detto che era in corso "una corsa contro il tempo per salvare le vite di coloro che si trovavano sotto le macerie".
(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Stefano Bernabei)