Investing.com – La Bce finirà per tagliare i tassi più del previsto, “tra i 150 e i 250 punti base” e, di conseguenza, l’euro “scenderà rispetto a un ampio paniere di valute”, sono queste le previsioni di Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price sul 2024 dei mercati europei.
Rischio stagnazione prolungata
Per forza di cose, la lotta all’inflazione intrapresa da Francoforte sta avendo pesanti ripercussioni sull’economia. “È molto probabile che nel 2024 l'Europa debba affrontare diversi trimestri di crescita negativa, o almeno stagnante”, commenta Wieladek.
La durata dipenderà da diversi fattori, ma secondo l’esperto lo scenario più probabile è che l'Eurozona “dovrà fare i conti con una recessione lieve o media, prima di tornare a crescere verso la fine del prossimo anno. Tuttavia – osserva -, non si può escludere il rischio di un periodo di stagnazione più prolungato, soprattutto se la politica monetaria della Banca centrale europea dovesse rimanere troppo rigida per un tempo eccessivo”.
Un calo dell'inflazione più rapido del previsto spingerebbe probabilmente la Bce a tagliare i tassi quanto prima. “Ciò favorirebbe i bund tedeschi, ma indebolirebbe l'euro. È probabile che i titoli europei rimangano in sordina finché non comincerà la ripresa, quando valutazioni a buon mercato potrebbero rappresentare un'opportunità di acquisto”, osserva Wieladek.
L'Eurozona è già in recessione
Le recenti indagini sugli Indici Pmi indicano che l'economia europea probabilmente è già in recessione. I dati del comparto manifatturiero tedesco sono molto deboli e i Pmi nel comparto francese stanno calando a un livello simile. In Italia e Spagna invece sono leggermente migliorati, ma partendo da livelli molto bassi. I Pmi nei servizi stanno registrando un indebolimento in tutta l'Eurozona. “Nel complesso – spiega l’analista -, queste dinamiche suggeriscono che il blocco è vicino al punto più basso del suo ciclo manifatturiero, ma il peggioramento nel settore dei servizi potrebbe protrarsi”.
Informazioni Pro
Potete iscrivervi gratuitamente al prossimo webinar del 10 gennaio "Identificare potenziali inversioni di tendenza e punti di ingresso/uscita" a QUESTO LINK.
Sfrutta l’Academy di Investing.com per accrescere le competenze in campo economico e finanziario. Qualsiasi sia il tuo livello di confidenza con i mercati, troverai decine di articoli divisi per argomento che ti aiuteranno ad approfondire le tue conoscenze.
Inoltre, scopri come Battere S&P 500 con azioni selezionate dall’Intelligenza Artificiale grazie al nostro ultimo strumento ProPicks.
Tensioni geopolitiche e rialzo dei rendimenti
Il manager passa poi all’analisi dello scenario geopolitico, la cui incertezza “inciderà su consumi e investimenti, in particolare se i prezzi dell'energia subiranno una nuova impennata”. Per Wieladek, la portata di questo impatto dipenderà dalle modalità di risposta dei governi nazionali. “Se la maggior parte o la totalità dell'aumento dei prezzi verrà scaricata sui consumatori, la conseguente distruzione della domanda ridurrà drasticamente le pressioni inflazionistiche e consentirà alla Bce di ignorare l'impennata dei prezzi energetici. Qualora, invece, i governi reagissero all'aumento dei prezzi tagliando le accise sui carburanti, la conseguente inflazione potrebbe esercitare pressioni sulla Bce affinché avvii una nuova stretta”.
Il rischio geopolitico maggiore per il futuro è probabilmente una guerra commerciale con la Cina, ma anche le banche centrali dovranno muoversi con cautela. “L'irrigidimento delle condizioni finanziarie minaccia la crescita. La politica monetaria della Bce ha inasprito notevolmente le condizioni finanziarie nell'Eurozona”. Questi effetti, sottolinea il gestore, “sono stati esacerbati dalle ricadute dagli Stati Uniti, dove i timori di un rialzo dei tassi di riferimento monetari e di ingenti emissioni di debito sovrano hanno determinato un persistente sell-off sui mercati dei titoli di Stato. Le pressioni esterne, sotto forma di un rialzo dei rendimenti, minacciano di inasprire ulteriormente le condizioni finanziarie, a prescindere dalle azioni politiche intraprese dalla Bce stessa. Nel peggiore dei casi, un rapido inasprimento delle condizioni finanziarie determinato dall'esterno potrebbe sospingere i rendimenti sovrani dell’Eurozona a livelli che porterebbero sicuramente a un significativo scostamento al ribasso rispetto al target per l’inflazione. In tal caso, la Bce potrebbe decidere di tagliare i tassi di riferimento”.
Ma non solo. Le condizioni di finanziamento rigide non riguardano solo i consumatori e le aziende, ma anche i governi: “il recente consistente aumento dei rendimenti obbligazionari ha reso più costoso l'indebitamento – analizza Wieladek -, il che limiterà le spese fiscali e peserà su consumi interni e investimenti delle imprese. Tuttavia, ciò sarà in qualche misura compensato dalla domanda esterna, che dovrebbe fornire ancora un supporto, in particolare se l'economia statunitense rimarrà resiliente. Gli effetti di ricaduta sulla crescita derivanti da eventuali ulteriori stimoli fiscali o monetari in Cina andrebbero probabilmente a beneficio anche dell'Europa”.
La Bce deve percorrere un sentiero angusto
Secondo le previsioni l'inflazione dovrebbe iniziare a scendere nei prossimi mesi, ma per l’economista di T. Rowe Price, “L’impatto completo dell'inasprimento della Bce sull'inflazione si farà sentire solo nel secondo semestre del 2024”, quando, “in assenza di ulteriori shock a danno delle materie prime, rispetto a quanto attualmente previsto, l'inflazione potrebbe scendere più rapidamente verso il target del 2% della Bce”.
In questo quadro il rischio maggiore che Wieladek vede per l'Eurozona è il ritorno alla stagnazione dell'era pre-pandemica. “Si tratta di un rischio più grande rispetto a quello di un'inflazione persistente dovuta a effetti di secondo impatto”, argomenta l’esperto. “Se la Bce procedesse a un inasprimento troppo rapido, potrebbe far precipitare l'inflazione nuovamente al di sotto del 2%, spingendo l'Eurozona, ancora una volta, verso la stagnazione”.
Non si tratta di un rischio di poco conto: “Il settore manifatturiero dell'Eurozona deve abbandonare il gas e la manodopera importati a basso costo, e questa è un'importante sfida strutturale. Normalmente, la politica fiscale dovrebbe essere impiegata per stimolare la domanda in misura sufficiente a garantire che l'adeguamento dell'offerta abbia luogo in modo ordinato, ma l'Eurozona è soggetta a vincoli fiscali. La Bce si trova quindi ad affrontare il delicato compito di calibrare attentamente la propria politica monetaria, in modo che sia sufficientemente restrittiva per mantenere l'inflazione su un percorso coerente col target del 2% nel medio termine, ma non così restrittiva da causare una stagnazione persistente”.
I tagli dei tassi Bce nel 2024
In definitiva, per l’analista sono due gli scenari, nell’ambito dei quali è probabile che la Bce avvii un ciclo di tagli dei tassi: “In primo luogo, se la crescita fosse più debole del previsto; in secondo luogo, se l'inflazione scendesse verso il target del 2% più rapidamente del previsto. Alla luce di ciò, preferiamo avere una posizione lunga sui bund tedeschi, che dovrebbero essere i principali beneficiari dei tagli dei tassi in Europa. Riteniamo che la Bce finirà per effettuare tagli tra i 150 e i 250 pb, più di quanto previsto dai mercati. Di conseguenza, se le nostre aspettative sono corrette, è probabile che l'euro scenderà rispetto a un ampio paniere di valute nel prossimo anno”.
In ambito azionario, invece per Wieladek “i margini di profitto delle imprese rimarranno sotto pressione, mentre le condizioni economiche restano deboli. Se l'Europa eviterà la stagnazione e tornerà a crescere – conclude -, potrebbero presentarsi opportunità d’investimento in società solide, con valutazioni probabilmente ancora relativamente convenienti”.