Di Geoffrey Smith
Investing.com - “A volte è meglio andarsene”, ha detto stamane il Presidente USA Donald Trump al termine del suo summit con il leader nordcoreano Kim Jong-Un, e le borse non potrebbero essere più d’accordo.
L’indice Stoxx 600 scende di 1,20 punti, o dello 0,3%, a 371,38 alle 04:00 ET (09:00 GMT) sulla scia delle prese di profitto dopo l’impennata di due mesi dall’inizio dell’anno. Il tedesco Dax scende dello 0,3%, il britannico FTSE va giù dello 0,7% e il francese CAC 40 è in calo dello 0,1%.
Un sondaggio di Reuters pubblicato questa mattina mostra che i gestori di fondi si aspettano che l’indice Stoxx 600 chiuda l’anno a 371 punti, suggerendo poco o nessun rialzo dai livelli attuali.
Non si tratta solo della Corea e delle armi nucleari. Si è scatenata una nuova ondata di timori per la forza dell’economia cinese (e di conseguenza di quella globale) questa mattina quando il Rappresentante per il Commercio USA Robert Lighthizer ha minimizzato le probabilità di un accordo esauriente con la Cina nell’immediato futuro.
E questo pone la notizia di un nuovo calo dell’attività manifatturiera cinese in un contesto particolarmente deprimente. L’indice PMI di Caixin per febbraio ha infatti mostrato che la produzione si è contratta al tasso più veloce dalla fine del 2015, quando la Cina esportava la deflazione nel resto del mondo.
E non è una coincidenza che gli indici settoriali con la performance peggiore questa settimana siano quelli sensibili alle notizie dalla Cina: l’indice EURO STOXX Basic Resources Futures, giù dello 0,8%, e l’indice Stoxx Autos & Parts in calo dello 0,7%.
Gli ottimisti guardano però alle notizie positive sulla Brexit, con il rischio di un divorzio caotico tra Regno Unito ed UE che si è ridotto nettamente negli ultimi giorni. La maggior parte del calo del FTSE rispecchia l’impennata della sterlina, che pesa sul valore dei dollari incassati dai titoli petroliferi e minerari che lo compongono.
Ed è anche degna di nota la buona performance dell’Italia questa settimana, dopo la delusione del Movimento 5 Stelle nelle elezioni regionali che suggerisce che il paese potrebbe ritornare ad un sentiero politico più prevedibile.
Ma ciò che conta oggi è che, come direbbe Kenny Rogers, anche se è il momento di andarsene, almeno non c’è bisogno di correre.