di Balazs Koranyi e Leika Kihara
FRANCOFORTE/TOKYO (Reuters) - Le principali banche centrali di tutto il modo lasceranno solo il presidente della Federal Reserve Jerome Powell? Sicuramente stanno cercando di muoversi in questo senso.
Se la Bank of Canada ieri ha ricalcato l'intervento di emergenza della Fed tagliando i tassi di mezzo punto percentuale, i principali istituti centrali di zona euro, Giappone, Gran Bretagna e Svizzera sembrano invece orientati a evitare una risposta frettolosa.
Mentre la diffusione del coronavirus sta già rallentando l'attività delle aziende, lasciando a terra voli e mostrando ripercussioni sui mercati finanziari, le banche centrali hanno più ragioni per aspettare a premere il grilletto.
Una risposta rapida infatti potrebbe avere come conseguenza un peggioramento del 'sell-off' visto sui mercati perché potrebbe far pensare a una situazione di panico tra i banchieri centrali. Inoltre potrebbe rivelarsi inefficace perché decisioni di politica monetaria, come il taglio dei tassi, di solito ci mettono un po' per mostrare i propri effetti sull'economia.
Infine, gli istituti centrali hanno esaurito buona parte dell'arsenale a propria disposizione negli anni successivi alla crisi finanziaria; pertanto, qualsiasi nuova decisione accomodante richiederebbe di spingersi ancor più in acque sconosciute, traducendosi in un ulteriore dispendio di tempo per studiare e discutere eventuali nuovi scenari.
Per il momento, i banchieri centrali preferiscono continuare a esercitare pressioni sui governi perché siano loro a intervenire, come riferiscono diverse fonti a conoscenza del pensiero di alcuni tra i più importanti policymaker.
"Mercati, media e il taglio della Fed esercitano su di noi un'enorme pressione perchè interveniamo, quindi alla fine potremmo essere costretti a una decisione di emergenza ma noi cercheremo di resistere", spiega una fonte vicina al pensiero della Banca centrale europea.
"Ma non siamo nemmeno sicuri di come muoverci. Nessuno sa quale sia l'impatto".
Robert Holzmann e Peter Kazimir, consiglieri della Bce, hanno già espresso pubblicamente cautela nei confronti di una decisione presa in tempi rapidi.
ARMI SPUNTATE
Gli esponenti del consiglio della Bce martedì hanno avuto una riunione fuori programma per discutere delle risposte operative sul coronavirus, come l'eventuale cancellazione di eventi o la carenza di personale, nella quale però non hanno fatto riferimento a eventuali questioni di politica monetaria, secondo quanto riferito da fonti vicine alla situazione.
Se di solito le banche centrali preferiscono agire per conto proprio, in caso di situazioni di contagio che hanno coinvolto più Paesi, come per esempio dopo il terremoto giapponese del 2011 o dopo la crisi finanziaria del 2008, hanno agito in maniera coordinata.
Il taglio dei tassi da parte della Fed di due giorni fa ha inizialmente reso euforici i mercati ma alla fine della seduta i principali indici delle piazze Usa hanno chiuso in calo di circa il 3% con il tasso del decennale Usa sceso per la prima volta sotto l'1% perchè la risposta dell'istituto ha accresciuto i timori che l'impatto del coronavirus possa essere peggiore del previsto.
"La reazione dei mercati lascia supporre che la Fed non sia riuscita nel proprio intento", ragiona Jan von Gerich, economista di Nordea. "La lezione del passato ci dice che è troppo presto per pensare che i mercati si possano stabilizzare e che probabilmente ci saranno altre mosse delle banche centrali".
La risposta poco convincente data dai mercati alla decisione della Fed non ha dissuaso la Bank of Canada dall'agire in modo analogo 24 ore dopo e, come nel caso della Fed, i mercati monetari prezzano ulteriori mosse in senso accomodante da parte di Ottawa.
Se la Fed e la BoC hanno ancora margine per ulteriori tagli, il problema è che le altre banche centrali sono rimasti con pochi strumenti a disposizione per stimolare l'economia in caso di situazioni difficili. I tassi di riferimento della Bce, della Banca del Giappone e di quella svizzera sono già tutti in territorio negativo e un ulteriore taglio comporterebbe costi economici e politici.
Di sicuro, altri tagli dei tassi sono possibili ma ogni decisione in questo senso avrebbe effetti limitati. I margini delle banche sono sempre più compressi e questo limita la capacità di trasferire i benefici della politica monetaria all'economia mentre i tassi a sempre nuovi minimi potrebbero dare vita a bolle sui mercati, gettando le basi per futuri problemi.
'NON SIAMO ONNIPOTENTI'
Senza molto margine di manovra sui tassi, probabilmente Bce e Bank of Japan (BOJ) si orienteranno verso altri strumenti.
Il governatore nipponico Haruhiko Kuroda ha già assicurato un'ulteriore iniezione di liquidità sui mercati con un'accelerazione degli acquisti di asset. Fonti vicine alla Bce hanno riferito che l'istituto sta valutando un piano di sostegno per piccole e medie imprese colpite dall'epidemia del coronavirus.
Il governatore uscente della Bank of England Mark Carney ha detto che le risposte all'epidemia saranno diverse da Paese a Paese con un mix di misure di politica monetaria e di bilancio.
Un ulteriore intervento da parte delle principali banche centrali è probabile soprattutto dopo che i governatori degli istituti centrali e i ministri delle Finanze del G7 hanno detto di essere pronti a ricorrere a "tutti gli strumenti di politica monetaria appropriati" per arginare l'epidemia.
Nei meeting di Bce e BoJ, in programma nelle prossime due settimane, gli istituti avranno l'opportunità di intervenire anche se alcuni banchieri centrali temono che una eventuale risposta in tempi rapidi possa allentare la pressione sui governi perché prendano decisioni impopolari in una situazione che richiede risposte politiche e di bilancio.
"Non dobbiamo far confusione. Non siamo onnipotenti, non abbiamo la pietra filosofale", ha masso in chiaro in questi giorni il vice presidente della Bce Luis de Guindos.