Investing.com - Il produttore britannico di chip ARM avrebbe deciso di interrompere le sue forniture all’azienda cinese Huawei per i processori Kirin.
La notizia è stata diffusa dalla BBC e segue la decisione di Google (NASDAQ:GOOGL) sulla fornitura dei sistemi Android per Huawei, poi sospesa da Donald Trump per alcuni mesi.
ARM si occupa dello sviluppo dell’architettura di base della maggior parte dei processori mobili per Qualcomm (NASDAQ:QCOM), Apple (NASDAQ:AAPL), Samsung e appunto Huawei. ARM fornisce la base dei processori, per poi concederla in licenza agli altri produttori, chiedendo loro di creare i propri progetti.
L'importanza di ARM risiede nella sua architettura Cortex, utilizzata da aziende importanti come Qualcomm nei suoi processori più avanzati o anche Apple, che prevede di fare affidamento su ARM per i suoi chip attesi focalizzati sui computer portatili.
La chiave è che, ad eccezione di Intel, il suo diretto rivale, non ci sono alternative in grado di resistere ad ARM e diventare un'opzione di fuga per le aziende che ne hanno bisogno, come potrebbe essere il caso di Huawei.
La società britannica ha chiesto ai propri dipendnedi di cessare “tutti i contratti attivi, i diritti di supporto e gli eventuali impegni in sospeso” con il gigante asiatico e le sue controllate.
Nella comunicazione interna, ARM avrebbe inviato una nota che precisa che, a causa di "una situazione sfavorevole", non sarebbe stato possibile "fornire supporto, inviare tecnologia, software, codice o aggiornamenti, o tenere discussioni tecniche con Huawei, HiSilicon o altre delle società citate". Un blocco in cui i dipendenti dovrebbero "gentilmente fermare e declinare" tutte le conversazioni commerciali con individui che potrebbero portare alla rottura del trattato.
Se il blocco dovesse essere confermato, si tratterebbe di un colpo fatale per l’attività di Huawei, in quanto lo sviluppo dei chip Kirin è fondamentale nell’attività della società, pagando perfino delle licenze.
ARM è detenuta dall’istituto americano SofBank da circa tre anni e il blocco riguarderebbe anche una controllata cinese, detenuta al 49% dallo stesso istituto USA.