ROMA (Reuters) - Il governo ha posto alla Camera la questione di fiducia sulla legge elettorale, il cui esame è iniziato proprio oggi, dopo la richiesta avanzata dal Pd per evitare il rischio di franchi tiratori.
Il voto di fiducia al governo, atteso per domani, è stato chiesto in aula dalla ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, dopo l'autorizzazione arrivata poche ore prima dal Consiglio dei ministri.
La prima e la seconda fiducia, relative rispettivamente al sistema di voto di Camera e Senato, saranno votate domani pomeriggio, ha detto una fonte parlamentare al termine della Conferenza dei capigruppo.
La terza fiducia (quella sulla delega al governo per disegnare i nuovi collegi elettorali) avverrà giovedì mattina, mentre il voto finale si avrà giovedì sera o venerdì mattina.
Il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato ha confermato la possibilità di un voto segreto finale sull'intera legge, se richiesto da un numero sufficiente di parlamentari.
"Su quel voto segreto si misurerà se questa legge va bene o no", ha detto.
M5S DOMANI IN PIAZZA MONTECITORIO
La decisione ha provocato dure reazioni da parte dell'opposizione e di alcuni partiti fin qui alleati del governo.
Il M5s ha indetto una manifestazione di protesta per domani alle 13,00 davanti a Montecitorio. Il Mdp ha annunciato che voterà contro l'eventuale fiducia, e i parlamentari di Scelta Civica hanno detto che usciranno dall'aula al momento del voto.
Forza Italia - che insieme ad Ap e Lega Nord sostiene la legge - ha detto che la decisione della maggioranza è "comprensibile" e che non parteciperà al voto.
Alcuni esponenti della sinistra Pd, come il senatore ed ex ministro Vannino Chiti, hanno invece criticato il ricorso alla fiducia.
Il testo prevede un sistema uninominale maggioritario per il 36% circa dei seggi e di collegi plurinominali proporzionali per il resto, sia alla Camera che al Senato, con soglie di sbarramento e la possibilità di stringere coalizioni elettorali.
Nel 2015 il governo di Matteo Renzi pose la fiducia su tre articoli del cosiddetto Italicum, il sistema elettorale della Camera che poi fu modificato dopo l'intervento della Corte Costituzionale.
Una fonte vicina al Quirinale dice che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che da tempo ha chiesto al Parlamento una legge che armonizzi i sistemi di voto di Camera e Senato, non si esprime sui contenuti del nuovo accordo elettorale e ritiene che la questione della fiducia riguardi il governo.
(Massimiliano Di Giorgio, Giuseppe Fonte)