di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - "Se vi sono altri...": più che una minaccia sembra un annuncio di nuove dipartite. La frase apparsa ieri sul blog di Beppe Grillo rende l'idea dello sfilacciamento in corso nel Movimento 5 stelle.
Secondo Repubblica sarebbero circa 5 i parlamentari pronti a lasciare il gruppo facendo salire a una trentina, dal 2013, il numero dei fuorusciti. Secondo il Corriere della sera il plotone arriverebbe invece alla quarantina, pronto a "smuovere diversi equilibri" per le prossime elezioni del Quirinale.
Oggi Grillo scende a Roma per cercare una politica di rilancio: prima con una conferenza stampa con i giornalisti stranieri poi con un incontro con i suoi.
Sembra lontanissimo l'aprile del 2013 quando risuonava il grido di guerra "Rodotà-tà-tà". Un'eco remota che segna la distanza dagli oltre 200 voti che il movimento raccolse sul nome del giurista. Oggi Grillo conta su poco più di 100 voti certi.
Ma si cerca di capire cosa potrebbero fare i fuorusciti. Per ora Matteo Renzi li blandisce soprattutto per far capire al centrodestra che potrebbe trovare altrove i voti che non gli giungessero da quel fronte. Ma la partita è ancora complessa.
Grillo cerca in tutti i modi di rientrare in gioco, almeno con azioni di disturbo come fece nel 2013: una impresa al momento difficile. La strada è incerta e in salita per tutti.
Ancora più incerta la lista dei candidati. Alcuni di quelli lanciati l'altra volta con le Quirinarie sono oggi una insidia, non una risorsa, come Romano Prodi o Emma Bonino.