Dopo un fine settimana in cui si è tornato a parlare delle sorti di Banca Monte dei Paschi di Siena SpA (BIT:BMPS), il 4 settembre il titolo ha perso il 3,67% a 2,44 euro, in controtendenza rispetto al settore bancario che ha chiuso la seduta in sostanziale parità (+0,07%).
I mercati non hanno gradito le parole arrivate domenica dal Forum Ambrosetti. Gli esponenti di governo hanno fatto capire di essere alla ricerca di fondi per sostenere gli oneri della legge di bilancio e una delle principali ipotesi sarebbe quella di cedere le quote nelle grandi partecipate, riaprendo così la stagione delle privatizzazioni.
Il primo a dire la sua da Cernobbio è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui, dato che lo Stato non è un banchiere, “Su Mps bisogna procedere alla privatizzazione e prima si fa, meglio è”.
Anche per il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, la strada è quella: “Dopo l’intervento straordinario del governo sulla banca, è ovvio che vada rimessa sul mercato”.
Un’accelerata non gradita dagli esponenti della Lega, che sono prontamente intervenuti per bocciare l’ipotesi degli alleati, invitando tutti a studiare riservatamente temi delicati come quello di Mps.
Infine, per calmare le acque è dovuto intervenire il Mef. “Non ci faremo dettare i tempi da nessuno, tanto meno dalla fretta”, ha chiosato il ministro Giorgetti facendo eco alle parole del sottosegretario Freni.
Il danno, però, ormai era fatto ed Mps domenica ha invertito quella rotta che dallo scorso 31 ottobre (giorno della ricapitalizzazione da 2,5 miliardi effettuata dal Mef) aveva portato il titolo a guadagnare il 27,9%, incrementando il proprio valore di 670 milioni.
La banca senese (sul FTSE MIB oggi in mattinata il titolo ha ricominciato a perdere), al momento è partecipata al 64% dal Tesoro che, vista la necessità di reperire fondi, sta valutando quali siano le possibili vie di uscita. In passato si è parlato di Banco Bpm SpA (BIT:BAMI) come possibile partner, che ieri in borsa, non a caso, ha perso l’1,32%. Accantonata invece l’ipotesi UniCredit SpA (BIT:CRDI), il rischio è che alla fine nessuno si faccia avanti. L’alternativa sarebbe cedere sul mercato pacchetti del 10-15%, ma i tempi non saranno comunque brevi: come dimostrato domenica, prima ci sono un po’ di teste da mettere d’accordo.