Di Mauro Speranza
Investing.com – Mattinata di recupero per le borse europee dopo che ieri Wall Street ha chiuso con un incoraggiante +5% del Dow Jones. Il Ftse Mib guadagna oltre il 2% con il Dax, l’Ibex 35, il Cac 40 e il Ftse 100 che seguono in scia.
A Milano torna a scendere sotto quota 170 lo spread, mentre il FTSE Italia All Share Banks aggiunge il 2,67%. Tra i migliori titoli finanziari troviamo Ubi Banca (MI:UBI) e Banca Generali (MI:GASI) con un +3%, mentre crescono del 2% Monte dei Paschi di Siena (MI:BMPS), Intesa Sanpaolo (MI:ISP), DoValue (MI:DOVA), Banco Bpm (MI:BAMI), Banca Piccolo Credito Valtellinese (MI:PCVI), Unicredit (MI:CRDI), Banca Mediolanum (MI:BMED), FinecoBank (MI:FBK) e Unipol (MI:UNPI).
Tra le blue chips passano in testa DiaSorin e Poste Italiane (MI:PST) con un +4%, mentre Buzzi (MI:BZU), Amplifon (MI:AMPF), Hera (MI:HRA), Exor (MI:EXOR), Stm (PA:STM), Recordati (MI:RECI) e A2A (MI:A2) crescono del 3%.
Attesa per il G7
Nella giornata di oggi si assisterà all’importante riunione del G7 che si terrà alle 13 ora italiana per discutere delle misure per mitigare l’impatto del coronavirus sull’economia mondiale. Secondo alcune indiscrezioni, l’Italia, la Germani, il Canada, gli USA, la Francia, il Regno Unito e il Giappone potrebbero concordare un documento sul coronavirus e sull’impatto economico, anche se finora è filtrato nessun dettaglio.
“Vogliamo una risposta forte e coordinata nella zona euro e da parte del G7”, scriveva su Twitter il ministro delle finanze francese, Bruno Le Maire.
Secondo fonti dell’agenzia Reuters, però, il comunicato atteso tra oggi e domani potrebbe non contenere appelli diretti a nuove spese o a tagli coordinati dei tassi di interesse delle banche centrali, deludendo così i mercati.
Stephen Innes, chief market strategist di AxiCorp, afferma che il G7 difficilmente mostrerà le carte, “in termini di stimolo e stanno trattenendo l'artiglieria pesante fiscale per una data futura, quando potranno quantificare meglio shock in termini di forniture causato dal Covid19",
Banca centrale europea
Un supporto contro il coronavirus potrebbe arrivare dalle banche centrali, in particolare dalla BCE, il cui prossimo meeting è previsto il prossimo 12 marzo. Il numero uno dell’istituto centrale, Christine Lagarde, ha dichiarato ieri che la Bce è pronta ad adottare "misure appropriate e mirate" per combattere l'impatto economico dell'epidemia, aprendo così la strada a possibili tagli dei tassi di interesse.
"L'epidemia di coronavirus è una situazione in rapido sviluppo, che crea rischi per le prospettive economiche e il funzionamento dei mercati finanziari", ha detto la presidente della Bce in una nota.
"La Bce sta monitorando attentamente gli sviluppi (dell'epidemia) e le loro implicazioni per l'economia", ha aggiunto. "Siamo pronti ad adottare misure appropriate e mirate, se necessario, e commisurate ai rischi sottostanti".
L’intervento di Lagarde seguiva quello del vicepresidente della BCE, Luis de Guindos, il quale aveva affermato sempre nella giornata di ieri che “il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, a seconda dei casi, per garantire che l’inflazione si muova verso il suo obiettivo in modo sostenuto”. “Restiamo vigili e seguiremo da vicino tutti i dati in arrivo”, aggiungeva de Guindos.
Federal Reserve
Misure di sostegno all’economia sono attese anche dalla Federal Reserve, il cui meeting è atteso per il prossimo 18 marzo. I mercati si attendono un taglio di 0,50 punti del tasso di interesse e il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, continua a fare pressioni in questa direzione.
"La nostra Federal Reserve ci obbliga a pagare tassi più elevati rispetto a molti altri, quando dovremmo pagare di meno. (È) dura per i nostri esportatori e mette gli Stati Uniti in una posizione di svantaggio competitivo. Deve essere il contrario. (La Fed) dovrebbe allentare la sua politica e dare un grosso taglio ai tassi", ha twittato il presidente Usa.
Già prima delle parole di Trump, Powell aveva affermato che la Federal Reserve stava valutando un taglio dei tassi, in quanto la “situazione è seria” e che il coronavirus “rappresenta un rischio per l’economia”.
Goldman Sachs, infatti, ha già tagliato le stime per il Pil statunitense del primo trimestre a +0,9% mentre nel secondo la crescita rischia di scendere a zero. Inoltre, gli analisti di Bank of America hanno tagliato le stime per l'intero anno dello 0,1% all'1,6%.
Gli esperti di Moody's Analytics affermano che il rischio che gli Usa possano entrare in recessione è salito al 40%. In generale c'è la convinzione che una recessione non si potrà evitare in Europa, e questo ovviamente avrà ripercussioni negative anche per gli Usa.